domenica, luglio 27, 2008

Diamada Galas

Download Diamanda Galas - Heaven Have Mercy


Spesso si usa a sproposito l’aggettivo maledetto parlando di artisti che oggi, nel migliore dei casi, giocano con estremismi e provocazioni di facciata. Lei no, Diamanda Galas non scherza, la morte, la pena, il riscatto, la nuova peste (l’Aids), la sofferenza e l’urlo sono temi autentici, poiché viscerale è il suo immergersi in questi inferni. Li affronta forte di una voce strepitosa, impossibile, capace di scalare un’ottava dietro l’altra con disinvoltura sconcertante. Ascoltarla è un’esperienza sconvolgente, inaudita, letteralmente. I sette brani di questo nuovo album, registrati dal vivo durante il tour “Diamanda’s Valentines Day Massacre” sono una eccellente introduzione al suo mondo, poiché così morbida Diamanda non lo è mai stata, neanche in quello che finora era il suo disco più musicale, The Singer (1992), che la vedeva, come in questo caso, accompagnarsi al piano come nel suo ideale, ma meno riuscito seguito, Malediction & Prayer (1998), con un bell’omaggio a Pier Paolo Pasolini. Già, la Galas è anche fine pianista, come conferma il dolcissimo Interlude (Time) di Timi Yuro, la cantante che lanciò Hurt (da noi nota come A chi nella versione di Fausto Leali). Pianista che canta come se suonasse il piano, ma non in un modo qualsiasi, poiché, fu la stessa Galas in un’intervista a definirsi il Cecil Taylor della voce e chi conosce il torrenziale approccio allo strumento del pianista newyorkese, capirà e troverà corretto il parallelo.

Dunque la strega di San Diego ritorna dopo quasi quattro anni di silenzio discografico. Ritorna e canta, splendidamente, blues, alla fin fine blues del profondo sud, venati di influenze mediorientali, bizantine (la Galas è di origine greca), blues stracciati in mille pezzi, scheggiati, che letteralmente esplodono.
Anche in questa occasione la Galas a volte lancia grida strazianti, ma non sono sconvolgenti come in passato (salvo non averla mai ascoltata prima). Piuttosto, lo shock questa volta arriva dal repertorio, che oltre alla Yuro, seleziona da songbook eterogenei e apparentemente non radicali, a partire da Autumn Leaves (Le foglie morte) su cui improvvisa al piano prima di esporne il tema, farlo schizzare in aria e riafferrarlo per farlo a pezzi definitivamente, e dalla chanson di Edith Piaf Heaven Have Mercy, che muove drammaticamente con il controcanto di una sirena. Commuovente. Ancora, 8 Men And 4 Woman di O.V. Wright, leggendario protagonista del southern soul, una song qui avvolta da grida strazianti, con un pianoforte picchiato duro e un passaggio chopiniano ancora più spiazzante. Oppure Long Black Veil di Johnny Cash, trasfigurato o forse finalmente in possesso della propria autentica anima nera, un po’ come la Galas fece con I Put On Spell On You il classico di Screamin' Jay Hawkins nel citato album The Singer. Altra metamorfosi è quella imposta a Down So Low, dal repertorio della cantante Tracy Nelson, che si trasforma in una ballad per il popolo che ulula nelle notti di luna piena. Da brividi. Vertice assoluto Oh Death, di Ralph Stanley, storico suonatore di banjo, dove la straordinaria estensione vocale consente alla Galas di volare dalla foce del Mississipi alla Mecca e ritorno per poi scatenarsi in un sabba vocale dalla progressione impressionante. Dimenticate il bluegrass e immaginate una soprano officiare a tempo di blues un rito voodoo. Ve ne farete una pallida idea.

Gennaro Fucile



Ritratti 27-7-08




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lunedì, luglio 21, 2008

Ciao Paolo

Ciao Compagno Bonini!!!

a noi piace ricordarlo cosi!








La tragica morte, tragica e banale insieme, del caro compagno Paolo Bonini, da anni inscritto al partito della Rifondazione Comunista e prima a Democrazia Proletaria, da anni militante del Sindacato Elettrici, ci colpisce fino al profondo del cuore e, al pari di noi, crediamo colpisca tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo da vicino.

Era in pensione dal primo di Luglio, ma un destino davvero beffardo gli ha impedito di vivere, accanto a Donatella, questa nuova fase della sua vita, che sarebbe certo stata bella, ricco com'era Paolo, di interessi e di passioni.
Nello scorso aprile aveva realizzato un sogno desiderato per anni: aveva fatto con la moglie e gli amici più intimi, una gita in Perù e aveva visitato le rovine di Machu Pucchu.
Come era sua abitudine aveva scattato mille foto, ma tra queste quelle che più colpiscono sono le settanta dedicate solo a lui, al Condor, al magnifico uccello delle Ande, così grande e maestoso, così vicino al cielo e così lontano dalla miseria e dalla cattiveria umana.
Calmo, apparentemente ironico e scettico, Paolo ha sempre nutrito dentro una grande passione per la Libertà, per la giustizia, per un nuovo modo di essere uomini e donne.
Ora oltrepassata la soglia dei sessanta, aveva ancora il cuore di un ragazzo, un vecchio ragazzo del '68, come lui stesso direbbe se fosse ancora qui tra noi.
Lo ricordiamo, ma i ricordi potrebbero essere anche tanti altri, in un'occasione di pochi giorni fa, con la sua compagna,a Milano, ad un concerto di Bruce Springteen.
Paolo era sempre presente, sempre pronto a darsi da fare, anche se non gli piaceva essere in prima fila, farsi vedere, perché ciò che gli era più estraneo era ogni forma di ambizione.
Paolo sette anni fa, in questi giorni di Luglio, era a Genova a protestare contro il G8, Polo era Firenze al Social Forum, in mezzo ad una selva di bandiere rosse e della pace, di quelle bandiere che oggi si inchinano alla memoria del pacifista, del comunista, dell'uomo coraggioso.
Paolo non è più tra noi: ma il ricordo della sua bontà, della sua allegria, della sua generosità, della sua umanità e tenerezza, non potrà mai essere cancellato dalla nostra memoria.
Il nostro abbraccio più caldo alla moglie, al fratello, alla sorella, ai nipoti tutti; un abbraccio non retorico che viene dal profondo del cuore

Grazie Paolo
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martedì, luglio 15, 2008

Morfologia dell'ignoto (di Enrico Pantani)



Testo e disegni di Enrico Pantani
Immagini e montaggio di Giacomo Saviozzi


"da circa 10 anni ha l'abitudine di imbrattare tele, fogli, legni, frigo, armadi, foglietti, agende. foto e scarpe. Non capisco perchè lo faccio, è un esigenza quotidiana, un modo di tenere grandi diari. Ma tengo anche quelli piccoli; e le idee partono proprio da questi quadernetti di appunti scritti e disegnati, anche se non sono proprio idee. Le definirei piuttosto osservazioni sulla vita. Giorni fa dicevo ad una amica che seza questi appunti non potrei neanche avvicinarmi allo studio, mi sentirei vuoto e inutile. Non mi sento un artista, non ho mai seguito scuole d'arte. La prima opera che ho visto dal vivo è stata una macchina di Jean Tinguely. Mi piacciono gli animaletti che sogno la notte e vedo il giorno. Cose così, come direbbe Bruno Brancher. Leggo molto. Ma questo flusso di stranwezze e scemenze è per me un mondo IGNOTO. Ecco perchè ho voluto questo titolo."

Spazio Espositivo di via Turazza
dal 14 al 27 Luglio

Volterra (Pisa)

venerdì, luglio 11, 2008

Appunti: tra finzione e realtà

La realtà a volte si mescola alla finzione in un alchimia d' immagini.
Distinguere il vero dal falso,
il reale dal costruito non ha più importanza.
Ciò che assume valore assoluto è il sogno, il messaggio.





Questo video, realizzato con le immagini di Giacomo Saviozzi (cioè le mie :-) )
è il tentativo di ricostruire i sogni,
le immagini che affollano la mia testa
nelle quotidiane fantasie.

giovedì, luglio 10, 2008

Intervista a Giacomo Saviozzi



Con piacere linko una bella intervista uscita su di me e il mio lavoro sulla rivista "Quaderni d'altri tempi".

Sono molto contento perché la mia intervista appare nel numero in cui c'è un intervista a Diamanda Galas, autrice Jazz che amo particolarmente e che con molta probabilità darà il suo contributo musicale al documentario che sto girando con Susan Staimberg.

http://www.quadernidaltritempi.it/rivista/numero15/06visioni/q15_convvisioni01.htm

Il tuo libro esce, volutamente, a trent’anni dall’approvazione della Legge 180/1978, forse conosciuta meglio come “legge Basaglia” dal nome di Franco Basaglia,
lo psichiatra veneziano che la costruì e ne curò il varo. Basaglia si muoveva in una dimensione fortemente militante, frutto dello “spirito del tempo”, e sull’onda dei movimenti degli anni precedenti e della cosiddetta “antipsichiatria”.
Quanto ritieni sia rimasto, di quello “spirito” e di quella militanza?
Il mio lavoro in realtà è frutto di due anni di ricerche. All’inizio quando cominciai a pensare di realizzare un reportage sulla “follia” non sapevo nulla del trentennale. È stato un caso che mi ha avvicinato all’argomento. Più che il caso, come fare a dire ciò che è caso e ciò che non lo è? Da Lucca mi sono trasferito a Volterra circa 12 anni fa. La mia attuale compagna mi portò un giorno a fare una passeggiata per i vialetti che circondano i padiglioni dell’ex manicomio. Doveva essere un incontro romantico, quei vialetti sono stati ripresi dai volterrani per fare passeggiate, dagli amanti. Io disattesi le allora aspettative romantiche e incuriosito da quelle strutture fatiscenti non seppi resistere ed entrai. Ero completamente ignorante, nel senso che ignoravo ciò che in realtà fosse la follia e ciò che in Italia comportasse....... CONTINUA

http://www.quadernidaltritempi.it/rivista/numero15/06visioni/q15_convvisioni01.htm

venerdì, luglio 04, 2008

Una citta e i sui tags



Immagini e montaggio di Saviozzi Giacomo