lunedì, febbraio 19, 2007

Vicenza 17 febbraio 2007



















































Per i compagni che c'erano,
per quelli che non c'erano e per quelli:
"vorrei ma non posso"










venerdì, febbraio 16, 2007

Come Sc’vèik fu cacciato dal manicomio


Come Sc’vèik fu cacciato dal manicomio
da il “buon soldato Sc’vèik” di Iàroslav Hàscek



Quando in seguito Sc’vèik raccontava la sua vita al manicomio, lo faceva in termini straordinariamente entusiastici: “Non riesco proprio a capire perché i pazzi s’arrabbino a stare rinchiusi. Li la gente può rotolarsi in terra tutta nuda, urlare come uno sciacallo, fare le furie e dar morsi. Se si facesse qualcosa di simile a passeggio, tutti resterebbero stupefatti: lì invece è la cosa più naturale del mondo. Là dentro c’è tanta libertà, che non se la sognano nemmeno i socialisti. Lì una persona può farsi passare per Domineddio o per Maria Vergine, per il Papa, o per il Re d’Inghilterra, per sua Maestà l’Imperatore o per San Venceslao, quantunque ques’ultimo fosse sempre nudo o lo tenessero in isolamento perché pazzo furioso. C’era pure un tipo che diceva d’essere arcivescovo, ma lui non faceva altro che mangiare, e anche qualche cos’altro, con vostro rispetto, che voi sapete bene come fa rima, e senza che nessuno si vergognasse per questo. Poi c’era uno che diceva di essere i santi Cirillo e Metodio, pur d’avere doppia nazione. E un altro signore pretendeva di essere gravido e invitava tutti quanti al battesimo….


Il più furioso era un signore, che diceva d’essere il tomo decimosesto del Vocabolario Otto, e supplicava tutti quanti perché lo sfogliassero e vi cercassero la voce: “rilegatrice”, altrimenti sarebbe satto perduto. E si calmava soltanto quando gli mettevano la camicia di forza. Allora era tutto contento di trovarsi finalmente sotto il torchio a stampa e supplicava di fargli una rilegatura moderna. Ma per lo più si viveva come in paradiso. Al manicomio voi potete stridere, urlare, cantare, piangere, gemere, muggire, saltare, pregare, far capriole, camminare a quattro zampe, saltellare su un piede, fare il girotondo, ballare, galoppare, stare per terra tutto il giorno e arrampicarsi sui muri. Nessuno verrà a dirvi: Signore queste non sono cose da farsi, non è decente: lei si dovrebbe vergognare; è così che si comporta una persona bene educata? Ma a dire il vero là dentro si trovano anche dei pazzi molto quieti. Tale era il caso di un inventore molto ben educato, che si ficcava le dita nel naso e gridava una volta ogni ventiquattr’ore:” Ho scoperto in questo momento l’elettricità! Vi ripeto che si stava d’incanto, e quei pochi giorni trascorsi al manicomio restano fra i più belli della mia vita.”




Effettivamente le accoglienze riservate a Sc’vèik dal manicomio dove fu trasferito in osservazione dal tribunale penale superarono ogni sua aspettativa. Prima lo spogliarono e lo denudarono, poi gli dettero un accappatoio e lo portarono a fare un bagno, sorreggendolo confidenzialmente sotto le ascelle, e nel frattempo uno degli infermieri lo rallegrava raccontandogli delle storielle ebraiche. Nella sala da bagno lo tuffarono in una vasca d’acqua calda, poi lo tirarono fuori e lo misero in una doccia d’acqua fredda. Poi lo rifecero tre volte da capo e gli chiesero se gli piaceva. Sc’vèik disse che lì si stava meglio che hai bagni pubblici del Ponte Carlo che a lui piaceva molto bagnarsi. “ se mi taglierete ancora le unghie e i capelli, non mi mancherà più nulla perché la mia felicità sia perfetta” soggiunse con un sorriso di simpatia.

Il suo desiderio fu esaudito, e dopo che gli ebbero strofinato la pelle come si deve, lo ravvolsero in un lenzuolo, e lo portarono su un letto del primo reparto, dove lo misero a giacere, gli stesero una coperta e lo pregarono di addormentarsi.
Sc’vèik racconta ancora la cosa con tenerezza:
“Figuratevi che m’hanno portato, quello che si dice portato, e mi pareva di toccare il cielo con un dito.”


E si addormento sul suo letto con vera beatitudine. Più tardi lo svegliarono per offrirgli una tazza di latte e un panino. Il panino era tagliato a fettine, e mentre che uno degli infermieri teneva Sc’vèik per entrambi le mani, l’altro inzuppava le fette di pane nel latte e lo imboccava come un oca da ingrassare. Dopo che l’ebbero nutrito, lo presero sotto le scelle e lo condussero alla latrina, perché soddisfacesse i suoi piccoli e grandi bisogni corporali.
Il racconto che Sc’vèik fa ancora di quel momento è pieno di tenerezza, ma io non posso assolutamente citare le sue parole a proposito di ciò che in seguito gli fu fatto. Posso soltanto dire che Sc’vèik conclude sempre così: “ E nel frattempo uno di loro mi teneva in braccio!”



…I medici delusi gli rilasciarono un certificato da cui risultava ch’egli era “un simulatore debole di mente”. Ma siccome lo cacciarono fuori prima del pranzo, successe un piccolo incidente: Sc’vèik protestò dicendo che il fatto che si congedi uno dal manicomio non è una buona ragione per lasciarlo senza mangiare.
Un agente chiamato dal portiere mise fine allo scandalo, e accompagnò Sc’vèik al commissariato di polizia di via della Salma.





giovedì, febbraio 15, 2007

Apuamater

Stasera a radiopolare.it hanno trasmesso un intervista agli Apuamater, un gruppo di cui ho gia pubblicato alcuni brani e una recensione (vedi recensioni).
Allora visto questa piacevole novità vi pubblico anche l'intervista.
Buon ascolto!


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Betty Boop




Evviva!!! I fratelli Fleischer! Nel 1931, quando la morale puritana imperversava nel mondo come nei cartoni della Walt Disney i fratelli Fleischer inventarono la mitica Betty Boop, il primo esempio di Cartone animato sexy!

Per delineare tale personaggio i fratelli Fleischer si avvalsero delle sembianze di attrici famose come Mae West, per il corpo, Helen Kane per il volto e Betty Grable per il carattere molto prorompente dell'attrice e del personaggio stesso.L'affascinante Betty Boop è sicuramente il personaggio più sexy della storia del comics.Al pubblico piacque molto soprattutto per le sue caratteristiche fisiche e per le sue movenze da donna sexy, era solita salire sul palcoscenico con vestiti trasparenti, gonne corte e scollature che mettevano per la prima volta in evidenza le forme del seno.

Nel 1934 di seguito allo smisurato successo ne nacque anche un fumetto ed in contemporanea a questo la censura si fece sentire sul personaggio arrestandone il successo.Per far si che la censura venisse in qualche modo colpita si cercò di modificare gli abiti del personaggio ed infatti in uno degli ultimi cortometraggi Betty Boop appare vestita fino hai piedi, in un buffo abito e con il viso triste, ben altro insomma di quello che si era abituati a vedere.

Il personaggio e anche i fumetti furono gradualmente cambiati fino al 1939, quando si decise di chiudere definitivamente la serie.

Fu dunque il primo cartone animato erotico che anticipò di diversi decenni personaggi passati alla storia come Jessica Rabbit che ha ereditato dalla Boop sia il carattere che l'attggiamento.Ma a discapito delle censure Betty Boop è ancora oggi uno dei personaggi più famoso del mondo dei cartoni.

martedì, febbraio 06, 2007

Kootetsu Jeeg

Per chi come me è nato negli anni '70 e ha girato per casa urlando: "mamma lanciami gli astrocomponenti!!" si ricorderà di sicuro il mitico cartone animato Jeeg d'acciaio.
Allora regalo la sigla originale in giapponese...è colpa di un mio amico che voleva tagliarsi l'anima con non so che cosa..il tantō, credo un coltello, ma sapete è strano questo mio amico magari userà uno di quei coltellacci per tagliare il pane! Vabbé detto ciò ritorniamo a Jeeg, vi metto un po di storia e la sigla!!!


Titolo Originale: Kootetsu Jeeg
Traduzione: Jeeg d'acciaio
Produzione: Toei
Anno: 1975

Uno dei più amati cartoni animati degli anni 80, per il suo arsenale di armi e gadget elettronici, ma grazie anche alla grande "umanità" dei personaggi, sempre molto eroici nel loro comportamento. Una sigla mitica, ancora oggi un successo, perlomeno sulle suonerie dei cellulari, completavano il quadro, rendendo Jeeg una delle cose davvero indimenticabili del mitico decennio.
La storia
Durante uno scavo archeologico, il Professor Shiba trova una campana di bronzo appartenente ad un'antica civiltà scomparsa molto tempo prima. Sulla campana vi sono antichissime incisioni che la fanno risalire a una civiltà del passato, tanto avanzata tecnologicamente quanto malvagia, che si sarebbe presto risvegliata dal letargo millenario nel quale si trovava. Proprio in quel periodo il figlio di Shiba, Hiroshi, a soli tre giorni di vita, viene coinvolto in un'esplosione che lo riduce in fin di vita. Il professore allora decide di tentare un esperimento: sfruttando le potenzialità della campana di bronzo di agire come sorgente elettromagnetica, miniaturizza il manufatto e lo nasconde nel petto del figlio. Ciò permetterà a Hiroshi di avere in futuro poteri fuori dal comune.

25 anni dopo la scoperta, le profezie della campana diventano realtà. Il malvagio popolo Aniba si risveglia dal lungo sonno. La perfida regina Himika, al comando di un numerosissimo esercito di soldati, rivendica la sua sovranità sul territorio giapponese e si dichiara disposta a tutto pur di riavere ciò che considera suo.

Per poter regnare incontrastata, però, Himika deve recuperare la preziosa campana di bronzo che custodisce un preziosissimo segreto, e che ora si trova nelle mani del professor Shiba. I fedeli di Himika, bloccato il professore, cercano di estorcergli i segreti della campana, ma durante la colluttazione lo uccidono facendolo cadere da un burrone. Miwa, l'assistente di Shiba, lo trova morente sul burrone e lo riporta dal figlio Hiroshi, giusto in tempo per consegnargli un paio di guanti e un ciondolo, l'occorrente per trasformarsi in Jeeg, il robot d'acciaio, l'unica valida difesa terrestre contro la minaccia dell'impero Yamatai.

Il professore, che ha trasferito la propria coscienza in un elaboratore elettronico della Base Antiatomica, la sede dei suoi esperimenti, spiega al figlio il suo destino e gli rivela la sua abilità speciale che gli consente di trasformarsi nella testa di Jeeg, un potente robot. Jeeg però necessita dei componenti, che verranno agganciati alla testa grazie all'energia elettromagnetica presente nel corpo di Hiroshi e lanciati dalla navetta Big Shooter, pilotata da Miwa, l'assistente del professore. Inizia così la lunga guerra fra la Terra e il popolo Aniba.

Dopo moltissimi scontri Himika riesce ad impossessarsi del segreto della campana, ma per ironia della sorte, quel segreto sarà fatale alla sanguinaria regina. Il Grande Imperatore del Drago, evocato grazie alla campana, uccide infatti Himika e sottomette con la forza il suo popolo, partendo alla conquista della Terra.

Il suo più fedele generale è Flora, una donna di origine terrestre che dopo essersi più volte scontrata con Hiroshi, arriverà ad innamorarsi di lui e lo aiuterà, pagando però con la vita. Alla fine, dopo una dura battaglia nella quale Hiroshi sta per soccombere, il professor Shiba sacrifica la sua esistenza elettronica contro l'astronave di Himika, mentre il Grande Imperatore dopo un estenuante corpo a corpo con Jeeg viene ucciso grazie ai potenti missili perforanti del robot d'acciaio. Grazie al robot magnetico, la Terra si avvia verso un periodo di pace.
Armi e potenziamentiIl successo di Jeeg sta anche nella sua peculiare capacità di trasformarsi in un robot sempre diverso: la base è la testa, nella quale si trasforma Hiroshi dopo aver congiunto i pugni. Poi interviene il Big Shooter..

Guidato da Miwa, la figlia di uno scienziato della base in cui si trova in stato di animazione sospesa il padre di Hiroshi, al grido di quest'ultimo: "Miwa, lanciami i componenti!", decolla dalla base per lanciare i componenti elettromagnetici che formeranno il corpo di Jeeg. E proprio il fatto di essere un robot magnetico dà a Jeeg la possibilità di inserire nuovi moduli di potenziamento, con cui può volare, immergersi in mare, penetrare nel sottosuolo.

Jeeg versione aerea con gli astrocomponenti
Fino ad arrivare al potentissimo bazooka spaziale e ad Antares, il cavallo meccanico che lo fà diventare un invincibile cavaliere spaziale.
Jeeg si fonde in Antares
Ma niente può essere paragonato al mitico raggio protonico, l'arma definitiva con la quale Hiroshi distrugge i mostri di Himika.

Il successo Seconda serie di robot arrivata in Italia dopo Goldrake, segnò la definitiva affermazione di questo genere, grazie alla storia intrigante, al carattere "romantico" del protagonista Hiroshi, alle particolari modalità di trasformazione del robot, e alla mitica sigla. Ma per il successo della serie non va dimenticato anche il ruolo di Mechadon, un simpatico ammasso di ferraglia che fà sempre una brutta fine, ma che ogni volta rinasce, sempre diverso.

O.P.G. Reggio Emilia




O.P.G. Reggio Emilia