venerdì, agosto 17, 2007

Uomo morto


giovedì, agosto 16, 2007

il processo


Josef K. condannato a morte per una colpa inesistente è vittima del suo tempo. Sostiene interrogatori, cerca avvocati e testimoni soltanto per riuscire a giustificare il suo delitto di "esistere". Ma come sempre avviene nella prosa di Kafka, la concretezza incisiva delle situazioni produce, su personaggi assolutamente astratti, il dispiegarsi di una tragedia di portata cosmica. E allora tribunale è il mondo stesso, tutto quello che esiste al di fuori di Josef K. è processo: non resta che attendere l'esecuzione di una condanna da altri pronunciata.

sabato, agosto 04, 2007

"Gli ultimi giorni di Magliano" di Mario Tobino





























IL LIBRO

Mi ammonisce una signora visitatrice, consorte di grande autorità femmina moderna, psicologa, novatrice: "Non si crogioli, dottore, sul suo vecchio passato manicomiale". Rispondo:"Non ne ho tempo, signora. Sto contando le vostre vittime".


Nel maggio del 1978 viene approvata la rivoluzionaria legge n.180, altrimenti detta "legge Basaglia", che sancisce la chiusura dei manicomi e affida la cura dei malati psichiatrici alle strutture territoriali.
Fiero avversario di questa svolta epocale, che vedeva l'Italia all'avanguardia nel mondo, fu lo scrittore Mario Tobino, direttore dell'ospedale psichiatrico di Lucca. La sua amarezza per il nuovo corso della psichiatria, il suo risentimento verso i rinnovatori della disciplina, la sua sfiducia verso quegli psicologi che vedono nella pazzia soltanto le colpe della società, sono espressi con forza e con passione in questo romanzo, che rimane bello comunque la si pensi circa l'organizzazione delle cure psichiatriche.
Tobino, per quarant'anni medico manicomiale alle prese con le varie forme della follia, dalla schizofrenia alla paranoia alla malinconia, crede che l'ospedale psichiatrico rappresenti la struttura più idonea per trattare la malattia mentale, il luogo dove il malato viene accolto con competenza ed affetto e dove può sostare al sicuro dalle pressioni della famiglia e della frenetica vita occidentale.Non è un caso, sostiene lo scrittore viareggino, che, all'indomani dell'attuazione della legge, i malati anziché trovare una nuova e gratificante libertà, si suicidino in massa.
La follia è vista da Tobino come una realtà misteriosa e violenta della condizione umana, che gli psicofarmaci, introdotti di recente, - il Largactil è del 1952 -, hanno mitigato, ponendo tuttavia al medico e a coloro che si prendono cura del malato degli angosciosi interrogativi etici. I farmaci permettono sì di addomesticare allucinazioni e deliri, ma costituiscono, nello stesso tempo, una forma chimica di contenzione peggiore forse della camicia di forza.
Anche se è favorevole alla psichiatria manicomiale, Tobino non è per una psichiatria disumana. Anzi ricorda che già dagli anni Cinquanta a Lucca ai malati erano concesse molte libertà, con alcuni di loro si riusciva a instaurare un dialogo. Taluni, guariti, erano dimessi.Poi arriva la Moda, la Demagogia. I negatori della malattia mentale, spalleggiati dalla stampa e dagli altri media considerano la follia un prodotto della Società e del Potere. Legioni di psicologi, spinti anche dalla necessità di sbarcare il lunario, cercano di dare una spallata alla psichiatria tradizionale, che pure vantava ottimi e motivati medici. Si diffonde un nuovo gergo: "smantellamento, istituzionalizzazione, territorio, settore, inserimento nella società". Parole d'ordine, slogan spesso privi di senso. "Cominciano le riunioni e si fanno fitte".
I rinnovatori della psichiatria mettono all'angolo il vecchio direttore, ormai prossimo alla pensione, lo escludono, lo trattano con sarcasmo, ponendo in discussione l'operato umano e scientifico di tutta una vita.Ma la follia non si lascia ingabbiare dalla nuova ideologia. Rimane intangibile e reale, espressione enigmatica dell'umano dolore di vivere.
Affiora dai racconti di Tobino la passione per la cura, la dedizione, il sacrificio, l'attenzione, la vocazione di aiutare gli altri; il desiderio di rendere più gradevole la vita ai malati. È un messaggio forte quello che emerge dal libro.
Molte pagine sono dedicate agli infermieri, il cui lavoro è oscuro, ma indispensabile. Tobino dimostra di apprezzarli, ne tiene in gran conto la capacità di lavoro e di osservazione, il buonsenso che spesso, dalle parti di Lucca, origina dalla cultura contadina. Talvolta il vecchio medico dà l'impressione di trattarli forse con un tono eccessivamente paternalistico. Eppure afferma di sentirsi affascinato dalla teoria di uno di loro, Scipioni, che considera l'assistenza infermieristica una forma di carità continua, un ripristinare senza sosta un'umanità altrimenti perduta.
Nel libro sono forti i ricordi, l'amore per Giovanna, bella, intelligente, aristocratica, elegante, una donna che permette al medico di sopportare la vita di recluso in manicomio. Soprattutto aleggia nelle pagine del romanzo Lucca, con le sue bellezze architettoniche e la dolcezza del paesaggio circostante.Lo stile di Tobino è esemplare, terso; il suo italiano fra i più belli che sia dato leggere.

venerdì, agosto 03, 2007

Caterina Bueno




powered by ODEO


powered by ODEO

La famiglia di Caterina è di origine spagnola.Dopo aver imparato a suonare da autodidatta la chitarra, la Bueno inizia a raccogliere e a registrare centinaia di canti popolari toscani: in quest'attività di ricercatrice entra in contatto con l'Istituto Ernesto De Martino di Milano, ed entra quindi nel Nuovo Canzoniere Italiano.Partecipa nel 1964, al festival dei Due Mondi di Spoleto, allo spettacolo Bella Ciao (con Giovanna Marini ed altri artisti folk): è uno spettacolo che resta nella storia e che provoca scandali e reazioni indignate da parte del pubblico, specialmente durante l'esecuzione del canto antimilitarista Oh Gorizia.Nel 1966 effettua una tournée in Canada, assieme ad altri esponenti folk come Gabriella Ferri, Otello Profazio e Lino Toffolo in uno spettacolo teatrale che ha la regia di Aldo Trionfo.Inizia a pubblicare i primi dischi per l'etichetta I dischi del sole: l'album del 1968, La veglia, racchiude tra l'altro il canto popolare toscano E cinquecento catenelle d'oro (che verrà in seguito citato da Roberto Vecchioni nell'album Montecristo e da Francesco De Gregori).Il suo brano più celebre è però senza alcun dubbio Maremma amara, canto tradizionale da lei recuperato e reinterpretato in maniera così intensa che il confronto con tutte le altre cantanti che dopo la Bueno lo hanno inciso (da Nada Malanima a Gianna Nannini) non può che essere vincente.Partecipa poi allo spettacolo Ci ragiono e canto (portato sulle scene da Dario Fo nel 1966 e nel 1969) con Giovanna Marini, Giovanna Daffini, Rosa Balistreri, il Gruppo Padano di Piadena, il Coro del Galletto di Gallura, Maria Teresa Bulciolu, Ivan Della Mea, Enzo Del Re.Come cantante partecipa ai due Folk Festival che si tengono a Torino nel 1965 e nel 1966; durante uno spettacolo al Folkstudio di Roma conosce Francesco De Gregori, all'epoca giovane cantautore, e lo scrittura per la tournée del 1971 (insieme ad Antonio De Rose).Dieci anni dopo, ricordando quell'esperienza e dedicandola alla Bueno, De Gregori scriverà la bella canzone Caterina, incisa nel disco Titanic del 1982.Nel 1973 firma un contratto con la Fonit Cetra, pubblicando i suoi dischi nella sere Folk, curata da Giancarlo Governi; nel frattempo si esibisce in Francia, Svizzera e Germania.Nel 1978 prende parte allo spettacolo televisivo Italia bella mostrati gentile, e nel 1980 a Il tempo e la memoria.Continua l'attività di ricercatrice e di cantante, scoprendo e lavorando con il suonatore d'organetto Riccardo Tesi, e dedicandosi ai Canti del Maggio.Nel 1995 si esibisce nuovamente con Francesco De Gregori a Roma: l'occasione è una raccolta di fondi per salvare il Folkstudio, vi sono anche altri cantanti che aderiscono, come Giovanna Marini, Mimmo Locasciulli, Claudio Lolli e Paolo Pietrangeli, e tutti insieme al termine del concerto eseguono il canto anarchico Nostra patria è il mondo intero.Nel 1995 realizza in collaborazione con il chitarrista Maurizio Geri (che in quel periodo l'accompagna nei concerti) il cd Canti di maremma e d’anarchia, che viene distribuito come supplemento del numero 29 del settimanale Avvenimenti.Dopo questo Cd pubblica, a distanza di tre anni, due cd dal vivo, il secondo dei quali con una bella dedica di Antonio Tabucchi.Nel 2005, alla presenza del professor Maurizio Agamenone riceve, a Pistoia, il riconoscimento "Tradizioni ed oltre". Nel 2006 la Warner (detentrice del catalogo Fonit Cetra) ha pubblicato un doppio cd contenente i tre vinili incisi per la Fonit Cetra e cioè "Eran tre falciatori", "Se vi assiste la memoria" e "Il trenino della 'leggera'".Nello stesso anno il sindaco di Firenze, Leonardo Domenici le ha conferito il “Fiorino d’oro”, la massima onorificenza che la città riconosce a personalità che abbiano rappresentato in maniera originale e significativa la cultura fiorentina e toscana, in Italia e nel mondo; la cerimonia di conferimento si è tenuta il 16 maggio 2006, presso il Saloncino del Teatro della Pergola, con la partecipazione di Sergio Staino, Nino Filastò, ALtamente Logli, Gianna Nannini.L'8 agosto 2006 il Consiglio del Comune di San Marcello Pistoiese le ha conferito la cittadinanza onoraria, con ceromonia ufficiale all'interno della manifestazione "Sentieri acustici" del 23 agosto 2006.Nel 2007 esce il CD "Caterina Bueno e Coro degli Etruschi", dalla registrazione di un coinvolgente spettacolo tenuto presso l'Auditorium del Centro FLOG di Firenze il 25 novembre 1975.La sua scomparsa avviene prematuramente a Firenze il 16 luglio 2007.Riposa nel cimitero fiorentino di Monteripaldi.

Danilo Montenegro




powered by ODEO


powered by ODEO

Danilo Montenegro, nato in Calabria (Italy), docente di discipline pittoriche presso l'Istituto d'Arte di San Giovanni in Fiore (CS), è impegnato da molti anni in vari ma coerenti campi artistici: pittura, teatro, poesia e musica,che sono il nucleo del suo essere uomo di spettacolo.Con la RAITV, oltre ad essere più di una volta ospite, ha anche collaborato proponendo dai microfoni di RadiodueRAI, sede regionale per la Calabria, ben 57 trasmissioni di "canto-poesia-musica" dall'87 al 92, riscuotendo consensi di pubblico e critica.
Ha fatto diversi concerti all'estero: Germania, Francia, Canada, Stati Uniti, India e, particolarmente apprezzati, quelli fatti nelle università di Cosenza, Modena, Roma, Monaco, New Jersey.
Fra i tanti premi ricevuti fino ad oggi, vanno ricordati il premio "Rino Gaetano" (1995), il premio internazionale "Ghironda" (1995), il premio "La Maschera Greca"(1999), il premio "Pericle d'Oro" per la musica(2000) e il premio “Siberene”(2002).
Nel 1997 uno studente dell'Accademia di Belle Arti di Catanzaro,Massimo Lopez, ha scritto una tesi di laurea sul tema: ETNICITÀ ED INNOVAZIONE NEL NEOCANTASTORIE CALABRESE DANILO MONTENEGRO.
Nel 1998 è stato nominato direttore artistico del festival musicale "U Scordu" dal comune di Cosenza.

FORMAZIONE

Danilo Montenegro
voce chitarra battente – armonica
Pino Sallusti contrabbasso
Raffaele Zumpano pianoforte
Ilaria Montenegro flauto
Raffaele Rizza sax soprano
Francesco Bonofiglio batteria
Vincenzo De Franco percussioni
Giovanni Spatafora chitarre
Lo spettacolo di Danilo Montenegro è molto singolare sia dal punto di vista espressivo che comunicativo.Recuperando la tipica figura del cantastorie che, sia nella cultura popolare, nella demologia, sia nell'antropologia culturale è stata considerata un polo, un valore artistico sociale ma anche politico quasi di primo piano, egli rinnova e approfondisce i tre linguaggi fondamentali di questa espressione che affonda le sue radici nella tradizione del nostro sud: immagine, parola e suono strumentale.
Questi tre aspetti linguistici si fondono tra di loro formando un corpo unico assieme allo stesso "cantastorie" grazie proprio alla coerenza, al talento artistico ed alla personalità di Montenegro che risultano espressi nelle diapositive dei suoi quadri proiettate come sfondo e soggetto delle sue "cantate" quanto nel suono tipico della chitarra battente di cui, come tiene ad affermare anche il famoso liutaio calabrese Vincenzo De Bonis, egli è uno dei migliori strumentisti.il pittore, scultore, regista Nato Frasca'