sabato, agosto 04, 2007

"Gli ultimi giorni di Magliano" di Mario Tobino





























IL LIBRO

Mi ammonisce una signora visitatrice, consorte di grande autorità femmina moderna, psicologa, novatrice: "Non si crogioli, dottore, sul suo vecchio passato manicomiale". Rispondo:"Non ne ho tempo, signora. Sto contando le vostre vittime".


Nel maggio del 1978 viene approvata la rivoluzionaria legge n.180, altrimenti detta "legge Basaglia", che sancisce la chiusura dei manicomi e affida la cura dei malati psichiatrici alle strutture territoriali.
Fiero avversario di questa svolta epocale, che vedeva l'Italia all'avanguardia nel mondo, fu lo scrittore Mario Tobino, direttore dell'ospedale psichiatrico di Lucca. La sua amarezza per il nuovo corso della psichiatria, il suo risentimento verso i rinnovatori della disciplina, la sua sfiducia verso quegli psicologi che vedono nella pazzia soltanto le colpe della società, sono espressi con forza e con passione in questo romanzo, che rimane bello comunque la si pensi circa l'organizzazione delle cure psichiatriche.
Tobino, per quarant'anni medico manicomiale alle prese con le varie forme della follia, dalla schizofrenia alla paranoia alla malinconia, crede che l'ospedale psichiatrico rappresenti la struttura più idonea per trattare la malattia mentale, il luogo dove il malato viene accolto con competenza ed affetto e dove può sostare al sicuro dalle pressioni della famiglia e della frenetica vita occidentale.Non è un caso, sostiene lo scrittore viareggino, che, all'indomani dell'attuazione della legge, i malati anziché trovare una nuova e gratificante libertà, si suicidino in massa.
La follia è vista da Tobino come una realtà misteriosa e violenta della condizione umana, che gli psicofarmaci, introdotti di recente, - il Largactil è del 1952 -, hanno mitigato, ponendo tuttavia al medico e a coloro che si prendono cura del malato degli angosciosi interrogativi etici. I farmaci permettono sì di addomesticare allucinazioni e deliri, ma costituiscono, nello stesso tempo, una forma chimica di contenzione peggiore forse della camicia di forza.
Anche se è favorevole alla psichiatria manicomiale, Tobino non è per una psichiatria disumana. Anzi ricorda che già dagli anni Cinquanta a Lucca ai malati erano concesse molte libertà, con alcuni di loro si riusciva a instaurare un dialogo. Taluni, guariti, erano dimessi.Poi arriva la Moda, la Demagogia. I negatori della malattia mentale, spalleggiati dalla stampa e dagli altri media considerano la follia un prodotto della Società e del Potere. Legioni di psicologi, spinti anche dalla necessità di sbarcare il lunario, cercano di dare una spallata alla psichiatria tradizionale, che pure vantava ottimi e motivati medici. Si diffonde un nuovo gergo: "smantellamento, istituzionalizzazione, territorio, settore, inserimento nella società". Parole d'ordine, slogan spesso privi di senso. "Cominciano le riunioni e si fanno fitte".
I rinnovatori della psichiatria mettono all'angolo il vecchio direttore, ormai prossimo alla pensione, lo escludono, lo trattano con sarcasmo, ponendo in discussione l'operato umano e scientifico di tutta una vita.Ma la follia non si lascia ingabbiare dalla nuova ideologia. Rimane intangibile e reale, espressione enigmatica dell'umano dolore di vivere.
Affiora dai racconti di Tobino la passione per la cura, la dedizione, il sacrificio, l'attenzione, la vocazione di aiutare gli altri; il desiderio di rendere più gradevole la vita ai malati. È un messaggio forte quello che emerge dal libro.
Molte pagine sono dedicate agli infermieri, il cui lavoro è oscuro, ma indispensabile. Tobino dimostra di apprezzarli, ne tiene in gran conto la capacità di lavoro e di osservazione, il buonsenso che spesso, dalle parti di Lucca, origina dalla cultura contadina. Talvolta il vecchio medico dà l'impressione di trattarli forse con un tono eccessivamente paternalistico. Eppure afferma di sentirsi affascinato dalla teoria di uno di loro, Scipioni, che considera l'assistenza infermieristica una forma di carità continua, un ripristinare senza sosta un'umanità altrimenti perduta.
Nel libro sono forti i ricordi, l'amore per Giovanna, bella, intelligente, aristocratica, elegante, una donna che permette al medico di sopportare la vita di recluso in manicomio. Soprattutto aleggia nelle pagine del romanzo Lucca, con le sue bellezze architettoniche e la dolcezza del paesaggio circostante.Lo stile di Tobino è esemplare, terso; il suo italiano fra i più belli che sia dato leggere.

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