di Frida Nacinovich (Liberazione 11/10/08)
Foto di Giacomo Saviozzi
Non ci credono, guardano la marea umana che li circonda e pensano di sognare. Ma non è un sogno. "Siamo tanti". Lo dice la moglie al marito, il fidanzato alla fidanzata, l'amico all'amico. Tanti, tanti davvero, la conferma arriva da una fonte indipendente, il giovane cameriere indaffarato ai tavoli del bar all'angolo di via Cavour. Lui non ha un attimo di respiro, i clienti piovono come gocce d'acqua in un temporale estivo. Alle due del pomeriggio piazza della Repubblica è già piena, le donne e gli uomini della variegata sinistra italiana sono stati puntuali. Uno spettacolo colorato da migliaia di bandiere rosse, quasi tutte impreziosite da una falce e da un martello. Un simbolo, certo. Un simbolo di quelli forti, che fanno discutere, appassionare, anche litigare. Di quelli che però non passano mai di moda. Perché non passano di moda le disuguaglianze. Red pride, oggi non è lo spot del Campari. Credevano di essere morti perché non ci sono più i loro rappresentanti in Parlamento, ma la vita continua anche fuori dal Parlamento. Sarebbero da studiare i comportamenti dei singoli nel rapporto con la loro piccola, amata bandiera. C'è chi la esibisce come un segno distintivo, tifosi che non nascondono la loro fede. C'è chi la sventola orgogliosamente. C'è chi ci si avvolge come fosse una coperta di Linus. C'è chi non ce l'ha ma è contento che ce ne siano tante intorno a lui. Bandiere, bandiere di tutti i tipi: tascabili, classiche, extralarge. Bandiere, bandiere e simboli: Rifondazione comunista, Comunisti italiani, Cgil, Verdi, Sinistra democratica, anche tanti arcobaleni della pace che sono sempre un bel vedere.
Rifondazione c'è. Il congresso di Chianciano è finito, non tutti sono andati in pace ma tutti sono venuti in piazza. E sono tanti, tantissimi. Arrivati a Roma da ogni parte d'Italia, in treno, in pullman, con le navi. Il partito non è liquido, per certo non lo è quello che sfila da piazza della Repubblica a Bocca della verità, percorrendo tutta via Cavour, costeggiando il Colosseo e il Circo Massimo. Una mini-maratona sotto un sole estivo. Contro il governo e Confindustria, dietro uno striscione rosso che dice: "L'opposizione è nelle nostre mani. Un'altra politica per un'altra Italia". Un'altra Italia, quella bandita dai telegiornali delle tv, che raccontano un'altra storia. Non si rendono conto di una città - e che città - invasa da un popolo e dalle sue bandiere rosse. Un fiume rosso unito, dove portati dalla corrente ci sono bambini felici che con i loro genitori contestano civilmente la "riforma" della scuola. Poi gli operai delle fabbriche che rischiano ogni settimana la cassa integrazione, i precari che non hanno nemmeno ammortizzatori sociali a cui aggrapparsi. I ragazzi e le ragazze che in mezzo a mille problemi continuano a studiare senza sapere cosa riserverà loro il futuro. Un popolo preoccupato, dolente, che però oggi canta e balla, spinto dall'orgoglio di esistere ancora. Ed è qui perché crede di poter cambiare le cose. Bandiera rossa, la trionferà.
Accalcati in testa al corteo ci sono gli europarlamentari di Rifondazione, Vittorio Agnoletto e Roberto Musacchio, la portavoce dei Verdi Grazia Francescato e Paolo Ferrero. Il segretario del Prc è felice. " finita la ritirata - dice - dopo mesi di conflitti e congressi. Qui c'è l'opposizione di sinistra al governo Berlusconi". I camion musicali procedono a stento circondati da ragazzi e ragazze che ondeggiano a ritmo della musica. Ballano per dire che "sono contro la distruzione della scuola pubblica, contro un modello di lavoro che inneggia al precariato, contro la politica fatta a misura e a piacimento del premier". E sono a favore invece di un'opposizione di sinistra radicale e soprattutto unita. Unita e plurale. Arriva anche questa richiesta: forte, chiara, elementare. "Vorrei lanciare qui il coordinamento di tutte le opposizioni della sinistra - spiega Ferrero - delle forze sociali e politiche. Inutile parlare di costituente, questa è l'unica proposta unitaria percorribile". Nel mezzo del corteo c'è Nichi Vendola, il presidente regionale pugliese ufficializza la nascita dell'associazione per la sinistra. "Nella culla di questa manifestazione nasce l'associazione politico culturale "Per la sinistra" che cerca di aiutare la riflessione su come sia importante ricostruire un blocco sociale, un popolo con un vocabolario della sinistra". Anche questa è Rifondazione, anche questa è la sinistra italiana, rappresentata ad esempio dai giornalisti del "Manifesto" imbavagliati per protestare contro la decisione del governo di trasformare un diritto in una concessione, un'elemosina. Il quotidiano comunista vuole vivere, la sinistra è ancora viva. Buon segno, per tutti. "Una grossa manifestazione - commenta soddisfatto Claudio Grassi - un primo segnale importante dopo la sconfitta del 13 e 14 aprile. C'è una sinistra che vuole riorganizzarsi per dare vita ad una opposizione sociale e politica non soltanto al governo Berlusconi, ma anche alla Confindustria". Alle sette di sera un bel pezzo di corteo è ancora fermo al punto di partenza. Si parlano tutti i dialetti del paese e anche quelli di chi in Italia è arrivato per lavorare e sfuggire alla miseria. Le tante associazioni che sfilano orgogliose - perché questa manifestazione l'hanno organizzata loro, non dimentichiamolo - raccontano dal palco dei troppi diritti calpestati in quello che una volta era il belpaese. Foto di gruppo, senza direttori d'orchestra. Bene così, una sinistra unita e plurale. Con i segretari dei quattro partiti extraparlamentari che si confondono insieme ai portavoce di associazioni, reti e movimenti. In fila prima di entrare nel tunnel della metropolitana, da un gruppo parte il coro "Avanti popolo". Avanti.
Foto di Giacomo Saviozzi
Non ci credono, guardano la marea umana che li circonda e pensano di sognare. Ma non è un sogno. "Siamo tanti". Lo dice la moglie al marito, il fidanzato alla fidanzata, l'amico all'amico. Tanti, tanti davvero, la conferma arriva da una fonte indipendente, il giovane cameriere indaffarato ai tavoli del bar all'angolo di via Cavour. Lui non ha un attimo di respiro, i clienti piovono come gocce d'acqua in un temporale estivo. Alle due del pomeriggio piazza della Repubblica è già piena, le donne e gli uomini della variegata sinistra italiana sono stati puntuali. Uno spettacolo colorato da migliaia di bandiere rosse, quasi tutte impreziosite da una falce e da un martello. Un simbolo, certo. Un simbolo di quelli forti, che fanno discutere, appassionare, anche litigare. Di quelli che però non passano mai di moda. Perché non passano di moda le disuguaglianze. Red pride, oggi non è lo spot del Campari. Credevano di essere morti perché non ci sono più i loro rappresentanti in Parlamento, ma la vita continua anche fuori dal Parlamento. Sarebbero da studiare i comportamenti dei singoli nel rapporto con la loro piccola, amata bandiera. C'è chi la esibisce come un segno distintivo, tifosi che non nascondono la loro fede. C'è chi la sventola orgogliosamente. C'è chi ci si avvolge come fosse una coperta di Linus. C'è chi non ce l'ha ma è contento che ce ne siano tante intorno a lui. Bandiere, bandiere di tutti i tipi: tascabili, classiche, extralarge. Bandiere, bandiere e simboli: Rifondazione comunista, Comunisti italiani, Cgil, Verdi, Sinistra democratica, anche tanti arcobaleni della pace che sono sempre un bel vedere.
Rifondazione c'è. Il congresso di Chianciano è finito, non tutti sono andati in pace ma tutti sono venuti in piazza. E sono tanti, tantissimi. Arrivati a Roma da ogni parte d'Italia, in treno, in pullman, con le navi. Il partito non è liquido, per certo non lo è quello che sfila da piazza della Repubblica a Bocca della verità, percorrendo tutta via Cavour, costeggiando il Colosseo e il Circo Massimo. Una mini-maratona sotto un sole estivo. Contro il governo e Confindustria, dietro uno striscione rosso che dice: "L'opposizione è nelle nostre mani. Un'altra politica per un'altra Italia". Un'altra Italia, quella bandita dai telegiornali delle tv, che raccontano un'altra storia. Non si rendono conto di una città - e che città - invasa da un popolo e dalle sue bandiere rosse. Un fiume rosso unito, dove portati dalla corrente ci sono bambini felici che con i loro genitori contestano civilmente la "riforma" della scuola. Poi gli operai delle fabbriche che rischiano ogni settimana la cassa integrazione, i precari che non hanno nemmeno ammortizzatori sociali a cui aggrapparsi. I ragazzi e le ragazze che in mezzo a mille problemi continuano a studiare senza sapere cosa riserverà loro il futuro. Un popolo preoccupato, dolente, che però oggi canta e balla, spinto dall'orgoglio di esistere ancora. Ed è qui perché crede di poter cambiare le cose. Bandiera rossa, la trionferà.
Accalcati in testa al corteo ci sono gli europarlamentari di Rifondazione, Vittorio Agnoletto e Roberto Musacchio, la portavoce dei Verdi Grazia Francescato e Paolo Ferrero. Il segretario del Prc è felice. " finita la ritirata - dice - dopo mesi di conflitti e congressi. Qui c'è l'opposizione di sinistra al governo Berlusconi". I camion musicali procedono a stento circondati da ragazzi e ragazze che ondeggiano a ritmo della musica. Ballano per dire che "sono contro la distruzione della scuola pubblica, contro un modello di lavoro che inneggia al precariato, contro la politica fatta a misura e a piacimento del premier". E sono a favore invece di un'opposizione di sinistra radicale e soprattutto unita. Unita e plurale. Arriva anche questa richiesta: forte, chiara, elementare. "Vorrei lanciare qui il coordinamento di tutte le opposizioni della sinistra - spiega Ferrero - delle forze sociali e politiche. Inutile parlare di costituente, questa è l'unica proposta unitaria percorribile". Nel mezzo del corteo c'è Nichi Vendola, il presidente regionale pugliese ufficializza la nascita dell'associazione per la sinistra. "Nella culla di questa manifestazione nasce l'associazione politico culturale "Per la sinistra" che cerca di aiutare la riflessione su come sia importante ricostruire un blocco sociale, un popolo con un vocabolario della sinistra". Anche questa è Rifondazione, anche questa è la sinistra italiana, rappresentata ad esempio dai giornalisti del "Manifesto" imbavagliati per protestare contro la decisione del governo di trasformare un diritto in una concessione, un'elemosina. Il quotidiano comunista vuole vivere, la sinistra è ancora viva. Buon segno, per tutti. "Una grossa manifestazione - commenta soddisfatto Claudio Grassi - un primo segnale importante dopo la sconfitta del 13 e 14 aprile. C'è una sinistra che vuole riorganizzarsi per dare vita ad una opposizione sociale e politica non soltanto al governo Berlusconi, ma anche alla Confindustria". Alle sette di sera un bel pezzo di corteo è ancora fermo al punto di partenza. Si parlano tutti i dialetti del paese e anche quelli di chi in Italia è arrivato per lavorare e sfuggire alla miseria. Le tante associazioni che sfilano orgogliose - perché questa manifestazione l'hanno organizzata loro, non dimentichiamolo - raccontano dal palco dei troppi diritti calpestati in quello che una volta era il belpaese. Foto di gruppo, senza direttori d'orchestra. Bene così, una sinistra unita e plurale. Con i segretari dei quattro partiti extraparlamentari che si confondono insieme ai portavoce di associazioni, reti e movimenti. In fila prima di entrare nel tunnel della metropolitana, da un gruppo parte il coro "Avanti popolo". Avanti.
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