Pochi conoscono il Palio di Pomarance. Alla parola Palio tutti associano immagini di gare tra cavalli, "tra ciuchi", gare con le botti e tutto quello che una riscoperta delle tradizioni popolari offre nel panorama toscano. Nel Palio di Pomarance, invece, la dimensione agonistica riguarda il teatro (il Palio è un'opera d'arte, un "cencio" dipinto o un'opera in legno od altri materiali, commissionato ad un artista locale e costituisce il premio di questa singolare manifestazione).
Il Palio di Pomarance, comune della provincia di Pisa, non si può definire ne spiegare. Utilizzare una formula sintetica come "una gara tra rappresentazioni teatrali" per classificarlo, sarebbe come ridurre il Palio di Siena ad una corsa di cavalli. Possiamo limitarci a descrivere (operazione altrettanto difficile ma forse più efficace) ciò che accade ogni anno in questo paese della Val di Cecina la seconda domenica di settembre.
"La "veste festiva" del paese è la stessa assunta dai paesi del "recupero delle tradizioni" (quelli dei "ciuchi", delle botti e delle balestre): bandiere e scudi colorati sono appesi alle finestre ed agli alberi del paese. La domenica mattina, in particolare, si ha la sensazione di osservare un formicaio: quello che si può percepire da fuori e solo un'idea del lavorio sottostante, di quello che avviene o è avvenuto prima.
Nel primo pomeriggio la piazza principale del paese, dove si trova il palazzo comunale, comincia a riempirsi. Si avverte da lontano un suono di tamburi che si articola, man mano che si avvicina, in marce che scandiscono il passo di figuranti in costume rinascimentale.
Tale gruppo di figuranti viene definito "rappresentativa del rione" (infatti i costumi presentano i colori ed il simbolo del rione: il bianco-verde e l'aquila del Paese Novo, il giallo-blu ed il marzocco del Marzocco, il giallo-rosso e la rosa dei venti del Centro, l' arancio nero ed il gelso per il Gelso) ed è composto da paggetti, alfieri, un alfiere maggiore, chiarine, tamburi, una dama, un cavaliere, priori, podestà.I costumi, realizzati interamente dalle donne di ogni rione su modelli di famose sartorie, sono di proprietà della contrada.
La prima parte della sfilata (così viene definita la presentazione dei costumi per le strade del paese), quindi, non si discosta dal "recupero delle tradizioni" ed evoca un passato in cui il Palio era una realtà agonistica ancora attiva. Accanto a personaggi in costume, però, si vedono sfilare personaggi con costumi di epoche storiche diverse o costumi allegorici e carnevaleschi.
La seconda parte della sfilata, infatti, è costituita dai personaggi della rappresentazione teatrale. Giungiamo in un vecchio campo sportivo (il "Piazzone") dove sono stati eretti quattro palchi, come nel Castello della Perseveranza. A turno, le comparse che hanno sfilato danno vita a quattro rappresentazioni (della durata massima di 35 minuti ciascuna). Il vecchio Piazzone si trasforma in un grande teatro all'aperto, che ha come sfondo colline etrusche.
Una giuria, i cui membri provengono da tutta la Toscana e sono stati rigorosamente selezionati dal presidente super partes della Pro Loco (l'identità dei membri della giuria verrà rivelata solamente il giorno del Palio), alla fine delle rappresentazioni esprime il proprio giudizio (attribuendo una votazione da O a 6 alle varie voci contemplate nella scheda: idea, sfilata, costumi, scenografia, realizzazione dell'idea, musiche, regia), ed affida le schede votate alle forze dell'ordine. Alle 21 i Carabinieri portano nella Sala del Consiglio Comunale le buste contenenti le schede (una delle quali verrà distrutta) ed il Sindaco, i quattro Capitani delle contrade e il Presidente della Pro Loco provvedono allo spoglio. Sommando i voti ottenuti, si decreta la contrada vincitrice. Il Sindaco si reca nel Piazzone dove i contradaioli attendono fremendo, davanti alla scenografìa del proprio rione. Al momento della proclamazione la contrada vincente esplode in salti, urla, lacrime abbracci, alcuni salgono sulle gradinate delle tribune per prendere il Palio e portarlo in giro per le strade del paese sventolando le bandiere del rione e lanciando cori contro le contrade nemiche. II rione vincente festeggerà con una cena, la cui vittima sacrificale è divenuta un albero di bronzo che si trova davanti al Municipio e che viene addobbato con i colori della contrada.
(Testo tratto dal sito del comune di Pomarance)
Quest'anno per la seconda volta da quando abito in Val di Cecina mi sono ritrovato a seguire il Palio di Pomarance. Ho seguito soltanto un rione. Il Paese Nuovo di cui regista era l'amico e artista Enrico Patani.
Per anni avevo considerato il Palio una sciocchezza, a torto, perché, se pur nella modestia del contesto e dell'organizzazione è un evento interessante. Un paese che per giorni e giorni si ritrova a costruire e a mettere in scena una rappresentazione teatrale partendo dalla stesura del testo, dalla costruzione delle scenografie, dei costumi e infine degli effetti speciali. Un vero laboratorio teatrale. Haimè però poco conosciuto al di fuori dei piccoli confini territoriali. Colpa sicuramente dell'isolamento geografico della Val di Cecina ma sicuramente anche colpa del modo provinciale dell'amministrazione comunale di promuovere gli eventi. Ancora si parla di "antico palio delle contrade", "colpi" di teatro, depliants in fotocopia o poco più. I giurati che decretano i vincitori del "palio" raccattati all'ultimo minuto privi di competenza e con una cultura teatrale reumatica. Peccato perché in un aria geografica depressa un evento del genere non solo catalizzerebbe l'attenzione di molti più spettatori ma valorizzerebbe luoghi e cultura.
Io vi propongo poche foto scattate la domenica "all'interno" del rione "Pese nuovo" volti e gesta dei contradaioli. Inoltre per "respirare un po' d'aria di Palio, tra goliardia e folclore vi rimando ad un articolo dell'amico Alessio Franchi, regista dello spettacolo messo in scena dal rione "Gelso" "Addio, o palio"
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