mercoledì, dicembre 27, 2006

Barbapapà



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Oddio, che nostalgia, si nostalgia di quei cartoni animati che nascevano dall’amore per i bambini!!Mi va di parlare di Barbapapà. Una striscia a fumetti, ancor prima che un cartone animato, non uno di quelli giapponesi con sigle tecno music, omicidi e non sens, ma uno di quei cartoni che raccontano ai bambini, come agli adulti, storie di amore per la natura, per la terra. Allora per caso, mi ritrovo tra le mani un dvd. Azz Questo lo devo far vedere a mia figlia!! Mi rendo conto che ne è affascinata, le figure semplici dei personaggi, una via di mezzo tra una patata e un oggetto di gomma che assume mille forme dagli animali agli oggetti inanimati, giostre per bambini, scale per salvare della gente da un palazzo incendiato.Poi la mia atavica curiosità mi ha spinto a ripercorrere la memoria e a scoprirne la storia di questo piccolo cammeo. La sigla niente popò di meno è cantata da Vecchioni, che non solo ne canta la sigla originale ma nel 72 ne ha fatto un disco. Che naturalmente ho scoperto d’avere.Allora mi sono chiesto da quale penna è nato questo cartone animato. E’ nato dalla pena di Talus Taylor e Annette Tison due disegnatori olandesi che in un Bistrò parigino nel maggio francese, il 69, in pieni moti studenteschi si inventarono il primo esempio di personaggio animato portatore di un messaggio ecologista.Barbapapà, nasce nel giardino di due bambini. Per la sua curiosa forma, per la sua dolcezza, questi bambini lo tengono con se. Ma ben presto si rendono conto che è troppo ingombrante per essere tenuto come un cagnolino. Allora decidono che è meglio portarlo allo zoo. Dallo zoo della città ben presto riesce a fuggire. Il suo inserimento nella società sarebbe stato drammatico se non fosse perché a causa della sua capacità di trasformarsi in qualsiasi oggetto non riuscisse a salvare dalle fiamme gli abitanti di un palazzo. Riabilitato i due bambini decidono di riportarlo a casa. Barbapapà, ben presto sente il bisogno di una compagna. Dopo varie peripezie, riesce a trovala. Da una lacrima scesa dalle sue guance e caduta in terra, nasce una Barbamamma nera, con una corona di fiori, a ricordare le donne (figlie dei fiori) in lotta nel maggio francese. Dalla loro trovata unione nascono Barbabella la vanitosa, Barbaforte l'atleta, Barbalalla la musicista. Barbabarba il pittore, Barbottina la lettrice. Barbazoo l'animalista. Barbabravo lo scienziato. Ben presto la terra diventa sempre più un posto invivibile, gli spazi verdi sono sempre meno, gli animali non trovano posto per vivere. La famiglia Barbapapà decide così di costruire una grande casa dove ospitare nel verde tutti gli animali. Pur recintandola i fumi delle fabbriche rendono irrespirabile l’aria. Così la famiglia grazie all’aiuto del figlio Barbabravo, lo scienziato, costruiscono “l’arca” una sorta di missile per andare in un nuovo pianeta pieno di vegetazione lussureggiante, dove gli animali della terra potessero nutrirsi e vivere in pace.Gli uomini rendendosi conto che la vita senza animali, senza la vegetazione, era triste incominciarono una bonifica della terra, impararono a costruire rispettando la natura, a rendere non inquinanti le fabbriche. A vivere in pace. Così un giorno la famiglia Barbapapà, decise insieme a tutti gli animali di tornare sulla terra.
E come recita sempre Barbapapà
“resta di stucco…è un barbatrucco!!”

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