sabato, settembre 16, 2006

Pinocchio tra fiaba e psicoanalisi

Pinocchio primo tempo

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Pinocchio secondo tempo

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Qui di seguito pubblico un edizione audio di Pinocchio recitato da Carmelo Bene.
L'edizione è molto bella e rara.
Al piede del post ho messo un lunghissimo articolo di Iakov Levi tratto da "Scienza e Psicoanalisi" è lunghissimo è vero ma a chi come me adora la "Favola" di Pinocchio avrà la pazienza di leggerlo. Si tratta di un analisi pscicologica della fiba. Iteressantissima vi consiglio di dargli una lettura magari mentre ascoltate Carmelo Bene......Grazie Andy
Carlo Lorenzini nacque a Firenze il 24 novembre 1826, da modesta famiglia. Compiuti gli studi presso un seminario, e dopo aver iniziato a collaborare a qualche giornale fiorentino, partecipò volontario alla campagna del '48. Fondò, quindi, un giornale di satira politica ``Il Lampione'', che ebbe grande fortuna ma che fu soppresso dopo la restaurazione del '49 e sostituito da un altro ``La Scaramuccia'', e che riprese le pubblicazioni solo nel '60, al ritorno del suo fondatore dalla nuova campagna di guerra interrotta dalla pace di Villafranca.
In tutti quegli anni, il Lorenzini aveva collaborato a molti giornali, scritto romanzi e drammi teatrali, e assunto lo pseudonimo di Collodi, dal nome del borgo natìo di sua madre. E continuò a scrivere anche quando, dopo il '60, si impiegò presso la censura teatrale e poi alla prefettura di Firenze.
Non molto notevoli sono, in verità, i suoi scritti fino al 1875, e comunque non al disopra di una diligente mediocrità. In quell'anno, però, tradusse per un editore fiorentino le fiabe del Perrault, e fu certo quell'avvicinamento che gli suggerì di dedicarsi alla letteratura per l'infanzia, e gli fece scrivere parecchi fortunatissimi volumi: Giannettino, del 1876, Minuzzolo, del 1878, e via via Il viaggio per l'ltalia di Giannettino, La geografia di Giannettino, La grammatica di Giannettino, ecc. Ma son tutti libri che, pur felici, specie nella creazione dei personaggi principali, ragazzi veri e non viete figure di decalcomania, si fondano sulla superata pedagogia dell'epoca di offrire un cumulo di cognizioni attraverso la troppo scoperta finzione di un racconto spigliato.
In mezzo a tanto lavoro (eppure, il Collodi è passato per un pigro e uno scansafatiche) nacque, tuttavia, il miracolo del Pinocchio.
Altri libri scrisse in seguito il Collodi: Occhi e nasi (1881), Storie allegre (1887), Note gaie (1892) e Divagazioni critico-umoristiche (1892). Gli ultimi due furono pubblicati postumi, poiché la morte lo colse a Firenze improvvisamente, il 26 ottobre 1890, mentre stava preparando la trama di un altro romanzo per ragazzi.
Le avventure di Pinocchio, storia di un burattino è uno dei quattro o cinque capolavori della letteratura universale per l'infanzia, ed è il capolavoro incontestato di quella italiana. Pubblicato a puntate a partire dal 7 Luglio del 1881 sul ``Giornale per i bambini'' di Ferdinando Martini, col semplice titolo Storia di un burattino e con illustrazioni di un anonimo, apparve in volume nel 1883, presso l'editore Felice Paggi di Firenze, illustrato da Enrico Mazzanti. Il numero di edizioni, ristampe e traduzioni (oltre duecento, queste ultime, sparse in tutto il mondo) pubblicate dal 1883 a oggi è davvero incalcolabile.
Enrico Mazzanti, che fu, come già detto, l'illustratore della prima edizione in volume di Pinocchio, nacque a Firenze il 5 aprile 1850. Nonostante la laurea in ingegneria, egli preferì seguire la naturale inclinazione per ll disegno illustrando dapprima opere scientifiche, poi letterarie e didattiche, e specializzandosi in tale attività così da dedicarvisi, in seguito, esclusivamente. Fu illustratore delle principali case editrici italiane, quali Le Monnier, Paravia, Hoepli e Bemporad. Morì a Firenze il 3 settembre 1910.
Carmelo Bene proviene dall'Accademia d'Arte Drammatica, che frequenta però per un solo anno. L'esperienza (ben delineata nella sua unica biografia-intervista) è devastante (forse anche per i docenti dell'Accademia): gli schemi non possono contenere la crisalide della farfalla-Bene. Sono anni in cui Bene, a Roma, assorbe come una spugna e rielabora tutto ciò che vede e sente. Debutta in teatro con Caligola di Albert Camus nel 1959.
Dopo questa esperienza Bene diventa regista di sé stesso: viene ricordato per la sua innovazione del linguaggio teatrale, per lo stile ricercato, quasi barocco, per la sua maestria da interprete e per aver "massacrato" i classici.
Da molti viene considerato un affabulante ingannatore o un presuntuoso "massacratore" dei grandi testi; per altri Bene è stato uno dei più grandi attori del '900, e questo suo "variare" era un modo per andare contro corrente. La sua lotta era rivolta al dilagante naturalismo che, nell'arte in genere e soprattutto in teatro, si espanderà attraverso la drammaturgia borghese. Il suo era non solo uno schierarsi contro le classiche visioni del teatro e della drammaturgia, ma attraverso il suo genio egli rivendicava l'arte attoriale innalzando l'attore da mera maestranza (così definita da Silvio D'Amico) ad artista. Per Carmelo Bene il testo, poiché nato dalla penna di uno scrittore spesso avulso dal problema del linguaggio scenico, non può essere interpretato: esso deve necessariamente essere creato, o meglio ri-creato dall'attore.
Impossibile dimenticare le sue versioni di Amleto: mai nessuno aveva interpretato il testo di Shakespeare in quel modo. Amleto/Bene recitava le parti più importanti della pièce senza alcuna importanza, o addirittura, come nel caso dell' "essere o non essere", la recita era rimandata ad un altro attore, che gli faceva da alter ego.
Bene si contrappone al teatro del suo tempo (Teatro di Contraddizione). Verrà definito Attore Artifex, cioè attore artefice di tutto, quella che era la visone del <>. Ma Bene si definì con un neologismo degno di lui stesso come una potente e poderosa MACCHINA ATTORIALE: creatore e creato al tempo stesso, autore, regista, attore, scenografo, costumista...
Bene prenderà molto da Denis Diderot, Bertolt Brecht, Oscar Wilde, Antonin Artaud, Franz Kafka, Vladimir Majakovskij, Giacomo Leopardi, Buster Keaton e Pier Paolo Pasolini, il quale lo vorrà con lui nel suo film Edipo Re. Qui si aprì una breve parentesi cinematografica per Bene, che durò fino al 1973, con Un Amleto di meno. Continuò prolifica invece la sua vita in teatro.
Il 16 marzo del 2002 Carmelo Bene muore a Roma. Il suo funerale non fu pubblico, come egli stesso voleva. Gli ultimi momenti della vita terrena sono contenuti in una rappresentazione post-mortem, un cenotafio elettronico nelle pagine della fondazione.
Affida i diritti delle sue opere alla fondazione L'Immemoriale di Carmelo Bene [1], a cui partecipa statutariamente anche il presidente della regione Puglia. Bene lascia un'immensa opera costituita da riprese dei suoi capolavori teatrali e dei suoi film, oltre a tutta l'opera letteraria (che comprende anche i testi dei suoi spettacoli) raccolta nel volume Opere (classici Bompiani). La divulgazione del suo lavoro ha influenzato molti artisti italiani e stranieri.

http://www.psicoanalisi.it/psicoanalisi/osservatorio/articoli/osserva20.htm


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