mercoledì, agosto 13, 2014

Acide Lacrime

Acide Lacrime
di Giacomo Saviozzi
musiche di Sergio Sorrentino

La situazione contingente fa scivolare il soggetto in una dimensione remota e irraggiungibile, a cominciare dall’accentuazione estrema della finzione scenica percepita nella realtà concreta.
Sono i protagonisti dei non-luoghi di Giacomo Saviozzi, sospesi tra un sereno sentire umanistico- carnale, e l’emergenza di un dramma opprimente che dilata l’incedere temporale. Fra surrealismo, espressionismo estremo, naturalismo palpabile, piccoli films riassunti dalla loro scena saliente,  dipinti da aperture di luce nel buio, da colori e dinamiche coinvolgenti, ma che “non scaldano” lo spettatore. Una virata neo-retrò, in cortocircuito con il distacco emozionale del    contemporaneo,  dove la proliferazione di immagini accattivanti ha come contropartita l’azzeramento fatale dell’etica, ad un silenzioso pianto che scivola su una barriera trasparente, eppure impalpabile, di solitudine inascoltata, trasportata inesorabilmente lontano, dall’indifferenza e dall’oblio della memoria. Resta la poesia di una performance sottilmente inquietante, costruita lungo le diagonali intersecantisi di azione scenica e vuoto interiore.

Elena Capone
































A Querceto, nel 2014, vengo invitato a tenere una masterclass di chitarra. A Querceto scopro l’arte fotografica di Giacomo Saviozzi, ed una sintonia con lui che va oltre il lavoro. Giacomo mi parla della sua mostra imminente, fatta di ritratti tra gocce di pioggia, dietro ad un vetro. Nel 2011 avevo dedicato un intero CD al tema della pioggia. E non potevo fare altro che assecondare questa incredibile sintonia scegliendo alcune tracce del disco in qualità di colonna sonora della mostra e scrivendo una breve introduzione riguardo all’interazione tra le foto di Giacomo e la mia musica:


C’è tutto un mondo dietro la finestra.
Le gocce di pioggia ci urlano la separazione tra noi e quel mondo.
C’è il mondo di personaggi trasfigurati, decolorati e ridipinti
C’è il mondo fatto di scene assurde, attimi irreali, urla interiori.
E dietro la finestra riusciamo a scorgere tutto questo, quasi inconsapevolmente.
Dietro la finestra ci sono anche i suoni. I suoni di ricordi lontani e di piogge ipnagogiche.
La chitarra viene trasfigurata, decolorata, ridipinta.
La chitarra si fa pioggia, tuono, lampo
La chitarra si fa tristezza.
La chitarra evoca quel mondo. 
Aspettando che le gocce evaporino, lasciandoci finalmente da soli.


Sergio Sorrentino
http://www.sergiosorrentino.com/ 

Vercelli, 15 luglio 2014 

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