Buona lettura
Giacomo Saviozzi
Riccardo Marasco è ritenuto la voce più significativa della musica tradizionale toscana. Uscito dalla schiera dei folk-singers dei primi anni Sessanta è in seguito approdato ad un più vasto repertorio, divenendo un vero e proprio cultore dell'antico patrimonio vocale italiano ed interprete di grande fascino. Lo stile interpretativo e la prassi di accompagnamento con chitarre d'epoca lo avvicinano alla figura di un moderno menestrello. Dotato di non comuni mezzi vocali è interprete poliedrico che sconfina con padronanza dal genere sentimentale al comico, dal religioso al politico, dal narrativo storico all'allusivo, dal popolare al colto, con un ricercato gusto della parola cantata (dall'immediatezza della vocalità popolare a quella più studiata della canzone all'italiana, della romanza da salotto, dell'aria antica).
Il suo repertorio, dovuto in gran parte alle sue ricerche o alla sua creatività è unico soprattutto per la forma con cui viene riproposto. I concerti di Marasco aprono nuovi spazi alla cultura. Dai dimenticatoi degli accademismi Marasco riporta alla cultura viva inimmaginabili tesori di un'arte ritenuta fino ad oggi, ingiustamente, minore. Anche quando nel suo "cabaret musicale" sembra abbandonarsi al puro "divertissement" egli ci rivela la sua appartenenza alla lunga, arcana ed arcaica, catena degli "Orfei".
Grande interprete: cantante ed attore, autore e musicista, poeta e chitarrista. I suoi spettacoli, vero teatro musicale, sono un esempio virtuosistico della parola cantata e vanno oltre la dimensione regionale, perchè in una chiave internazionalmente valida, ripropongono l'intramontabile patrimonio canoro della cultura italiana, in gran parte sconosciuto ai più o già dimenticato da troppi. Grazie alla sua infinita gamma di espressioni vocali, incommensurabili come l'imprevedibile caleidoscopio di sentimenti cui si sottendono, Marasco ci ridà fiducia nella voce umana.
Marasco inizia i suoi studi musicali con otto anni di pianoforte sotto la guida della Prof.ssa Bruna Venturini, poi passa alla chitarra con il Prof. Giulio Giannini e il Maestro Otello Mori, allievi del suo bisnonno Amerigo Parrini, capostipite della moderna scuola chitarristica fiorentina. Intraprende in seguito gli studi di armonia con la Prof.ssa Dina Giani Paoli, altra allieva del Parrini, completandoli successivamente con il Prof. Piero Adorno. Da solo affronta lo studio delle antiche partiture e prende parte ai Seminari di Musica Antica di Andrea Von Ramm. Laureato in Ingegneria Elettronica (indirizzo Calcolatori) presso l'Università di Bologna nel 1972, inizia alcuni anni prima la sua attività artistica, mentre frequenta ancora, oltre ai corsi della suddetta Facoltà, i corsi di Teologia per Laici, presso lo Studio Teologico dei Padri Domenicani in Bologna.
http://www.riccardomarasco.it/index.htm
“L’ALLUVIONE”
http://www.youtube.com/watch?v=sKnXyNE4ltk
Parlato: La Scena si svolge all’alba del 4 Novembre del ‘66…
(rumore di vento e scrosci d’acqua)
GESILAO: Oh Rosa… oh Rosa! Ma che ll’ha chiuso l’aquaio iersera?
E sento un gran pisciolio d’acqua!
ROSA: O Gesilao, ven via, tullo sai, ll’è la solita hosa… ll’è l’Argisa,
d’ippian di sopra… i’ssù marito glie andao nn’ibbagno e lei la fa
ppisciare i’ffigliolo dalla finestra, su mi fiori! Oh Gesilao, va a
dinni guarcheccosa te, sennò ll’è buriana…
GESILAO: Vabbè, e andrò Rosa, via, e andrò a vedere… ma… oh, oh…
mammina, oh Rosa, tu vedessi guanta roba gialla,
oh icchell’è? Mamma mia guanta roba che passa…
HU! Issò stecchetti sull’armadio! Indove torna di casa?
…oh, Oh, OH Ro.. OH RO.. OH ROOOSAAAAaaaaa….
(La voce s’allontana…)
Nuoti sommerso in un mare di cacca
non sai se d’uomo oppure di vacca
non sai capire icche te successo
ti pare troppa per esser d’un cesso
E mentre cerchi di restare a galla
l’Arno trabocca laggiù dalla falla
scorre veloce per via Tornabuoni
al Davide lava fremente i coglioni
Sei trascinato per via Calzaioli
e pensi che ieri dicevi ai figlioli
“Sarà, ma domani, Maremma Puttana,
ll’è pioggia, c’ho un callo che segna buriana!”
E tutt ad un tratto sei nel battistero
ti par di sognare ma invece ll’è vvero
quel mondo dorato di santi e Gesù
lo tocchi con mano, gliè sceso quaggiù
Ma se vomitato e gettato in via Roma
e ridi e tu ridi pensando alla chioma
che porgerle schiava dovea la vittoria
e poi, come Pisa, l’ha presa in meloria!
E via bordeggiando per mille stradine
in quattro e quattr’otto sei già’lle Cascine
là dove c’erano tanti finocchi
adesso ci cantano quattro ranocchi
Fermati palle, via fermati adesso
lascia che l’acqua ti scorra un po’ addosso
“Attaccati a un palo, su, non fare il pazzo!”
se un tu c’hai il palo attaccati a i’… lilli
Ma la corrente la ti porta via
in su la Piazza della Signoria
là dove Cosimo monta a cavallo
a icchè tutt’attacchi? A i’lilli d’i’lallo…
Tutte le statue che son sui’ppiazzale
berciano in coro “Ma questo è triviale!”
lo dice Ercole e sotto c’ha Caco
che di quell’acqua oramai ll’è briaho
Grida oloferne con la su Giuditta
e la Medusa che ll’è la più dritta
perché Perseo co na sciabolata
sul pelo dell’acqua la testa glià arzata
Morificato per questa gran lagna
cerchi rifugio alla Loggia di Orcagna
Dove il romano fa becco il sabino
gli soffia la moglie e lo lascia lì cchino
Anche il Marzotto un sa più cosa fare
perché i leoni e un sanno nuotare
senza costume sta llì tutto nudo
“Speramo che l’acqua e un mi freghi lo scudo
Non hai più salvezza, non hai più speranza
ovunque c’è cacca in frenetica danza
e trascinato dall’onda feroce
giungi stremato in Santa Croce
Dante di marmo, poeta divino
mira sdegnato l’immane casino
“…OH, Fiorentini, m’avete esiliato?
Prendete la merda che Dio v’ha mandato!”
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