martedì, settembre 01, 2009

Riccardo Marasco

In una sera d'estate in un paesino in mezzo alla Toscana: Montecastelli Pisano, c'è stato un bellissimo concerto di Riccardo vi regalo le foto che ho fatto, un po' di storia, il testo della canzone L'alluvione e il video

Buona lettura
Giacomo Saviozzi


Riccardo Marasco è ritenuto la voce più significativa della musica tradizionale toscana. Uscito dalla schiera dei folk-singers dei primi anni Sessanta è in seguito approdato ad un più vasto repertorio, divenendo un vero e proprio cultore dell'antico patrimonio vocale italiano ed interprete di grande fascino. Lo stile interpretativo e la prassi di accompagnamento con chitarre d'epoca lo avvicinano alla figura di un moderno menestrello. Dotato di non comuni mezzi vocali è interprete poliedrico che sconfina con padronanza dal genere sentimentale al comico, dal religioso al politico, dal narrativo storico all'allusivo, dal popolare al colto, con un ricercato gusto della parola cantata (dall'immediatezza della vocalità popolare a quella più studiata della canzone all'italiana, della romanza da salotto, dell'aria antica).


Gli spettacoli di Riccardo Marasco nascono dalla sua instancabile tenacia di ricercatore (uno dei più profondi conoscitori della canzone italiana nella sua tradizione secolare) e dalla sua grande carica artistica, prepotentemente dirompente tramite le sue non comuni doti musicali ed i suoi eccezionali mezzi vocali.
Il suo repertorio, dovuto in gran parte alle sue ricerche o alla sua creatività è unico soprattutto per la forma con cui viene riproposto. I concerti di Marasco aprono nuovi spazi alla cultura. Dai dimenticatoi degli accademismi Marasco riporta alla cultura viva inimmaginabili tesori di un'arte ritenuta fino ad oggi, ingiustamente, minore. Anche quando nel suo "cabaret musicale" sembra abbandonarsi al puro "divertissement" egli ci rivela la sua appartenenza alla lunga, arcana ed arcaica, catena degli "Orfei".
Grande interprete: cantante ed attore, autore e musicista, poeta e chitarrista. I suoi spettacoli, vero teatro musicale, sono un esempio virtuosistico della parola cantata e vanno oltre la dimensione regionale, perchè in una chiave internazionalmente valida, ripropongono l'intramontabile patrimonio canoro della cultura italiana, in gran parte sconosciuto ai più o già dimenticato da troppi. Grazie alla sua infinita gamma di espressioni vocali, incommensurabili come l'imprevedibile caleidoscopio di sentimenti cui si sottendono, Marasco ci ridà fiducia nella voce umana.
Marasco inizia i suoi studi musicali con otto anni di pianoforte sotto la guida della Prof.ssa Bruna Venturini, poi passa alla chitarra con il Prof. Giulio Giannini e il Maestro Otello Mori, allievi del suo bisnonno Amerigo Parrini, capostipite della moderna scuola chitarristica fiorentina. Intraprende in seguito gli studi di armonia con la Prof.ssa Dina Giani Paoli, altra allieva del Parrini, completandoli successivamente con il Prof. Piero Adorno. Da solo affronta lo studio delle antiche partiture e prende parte ai Seminari di Musica Antica di Andrea Von Ramm. Laureato in Ingegneria Elettronica (indirizzo Calcolatori) presso l'Università di Bologna nel 1972, inizia alcuni anni prima la sua attività artistica, mentre frequenta ancora, oltre ai corsi della suddetta Facoltà, i corsi di Teologia per Laici, presso lo Studio Teologico dei Padri Domenicani in Bologna.

http://www.riccardomarasco.it/index.htm















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“L’ALLUVIONE”

http://www.youtube.com/watch?v=sKnXyNE4ltk



Parlato: La Scena si svolge all’alba del 4 Novembre del ‘66…

(rumore di vento e scrosci d’acqua)



GESILAO: Oh Rosa… oh Rosa! Ma che ll’ha chiuso l’aquaio iersera?

E sento un gran pisciolio d’acqua!

ROSA: O Gesilao, ven via, tullo sai, ll’è la solita hosa… ll’è l’Argisa,

d’ippian di sopra… i’ssù marito glie andao nn’ibbagno e lei la fa

ppisciare i’ffigliolo dalla finestra, su mi fiori! Oh Gesilao, va a

dinni guarcheccosa te, sennò ll’è buriana…

GESILAO: Vabbè, e andrò Rosa, via, e andrò a vedere… ma… oh, oh…

mammina, oh Rosa, tu vedessi guanta roba gialla,

oh icchell’è? Mamma mia guanta roba che passa…

HU! Issò stecchetti sull’armadio! Indove torna di casa?

…oh, Oh, OH Ro.. OH RO.. OH ROOOSAAAAaaaaa….

(La voce s’allontana…)



Nuoti sommerso in un mare di cacca

non sai se d’uomo oppure di vacca

non sai capire icche te successo

ti pare troppa per esser d’un cesso




E mentre cerchi di restare a galla

l’Arno trabocca laggiù dalla falla

scorre veloce per via Tornabuoni

al Davide lava fremente i coglioni

Sei trascinato per via Calzaioli

e pensi che ieri dicevi ai figlioli

“Sarà, ma domani, Maremma Puttana,

ll’è pioggia, c’ho un callo che segna buriana!”




E tutt ad un tratto sei nel battistero

ti par di sognare ma invece ll’è vvero

quel mondo dorato di santi e Gesù

lo tocchi con mano, gliè sceso quaggiù



Ma se vomitato e gettato in via Roma

e ridi e tu ridi pensando alla chioma

che porgerle schiava dovea la vittoria

e poi, come Pisa, l’ha presa in meloria!

E via bordeggiando per mille stradine

in quattro e quattr’otto sei già’lle Cascine

là dove c’erano tanti finocchi

adesso ci cantano quattro ranocchi




Fermati palle, via fermati adesso

lascia che l’acqua ti scorra un po’ addosso

“Attaccati a un palo, su, non fare il pazzo!”

se un tu c’hai il palo attaccati a i’… lilli

Ma la corrente la ti porta via

in su la Piazza della Signoria

là dove Cosimo monta a cavallo

a icchè tutt’attacchi? A i’lilli d’i’lallo…



Tutte le statue che son sui’ppiazzale

berciano in coro “Ma questo è triviale!”

lo dice Ercole e sotto c’ha Caco

che di quell’acqua oramai ll’è briaho



Grida oloferne con la su Giuditta

e la Medusa che ll’è la più dritta

perché Perseo co na sciabolata

sul pelo dell’acqua la testa glià arzata



Morificato per questa gran lagna

cerchi rifugio alla Loggia di Orcagna

Dove il romano fa becco il sabino

gli soffia la moglie e lo lascia lì cchino



Anche il Marzotto un sa più cosa fare

perché i leoni e un sanno nuotare

senza costume sta llì tutto nudo

“Speramo che l’acqua e un mi freghi lo scudo



Non hai più salvezza, non hai più speranza

ovunque c’è cacca in frenetica danza

e trascinato dall’onda feroce

giungi stremato in Santa Croce



Dante di marmo, poeta divino

mira sdegnato l’immane casino

“…OH, Fiorentini, m’avete esiliato?

Prendete la merda che Dio v’ha mandato!”



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