lunedì, dicembre 08, 2008

Breve studio sul volo dei gabbiani

Vincenzo Cardarelli

Gabbiani

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro Com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina ,
ma il mio destino è vivere balenando in burrasca.











Ancora una volta, in Cardarelli, è lo spettacolo della natura ad essere un pretesto per iniziare una meditazione esistenziale. Il poeta guarda il volo dei gabbiani e pensa alla propria vita, paragonando se stesso a quel vagar perpetuo degli uccelli. Cardarelli non conosce la meta dei gabbiani, li vede sempre in movimento : " Non so dove i gabbiani abbiano il nido/ove trovino pace".Il volo senza sosta degli uccelli è incredibilmente simile a quella che è la sua vita: i gabbiani, quindi, come simbolo, metafora, di se stesso.La lirica testimonia la dolorosa condizione di chi si avvicina alla felicità, senza afferrarla mai concretamente :"La vita la sfioro/ com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo."La propria esistenza è come il mare: inafferrabile ed instabile.Il grido di Cardarelli è quello di chi vorrebbe vivere con serenità il proprio cammino, ma : " Il mio destino è vivere balenando in burrasca".E' quindi la forza bruta e misteriosa del destino a vincere quelli che sono i suoi desideri. Negli ultimi versi Cardarelli evidenzia la differenza che c'è tra lui ed i gabbiani: " E come forse anch'essi amo la quiete,/la gran quiete marina ,/ma il mio destino è vivere/ balenando in burrasca" .I gabbiani, infatti, rispondo ad una necessità puramente vitale, mentre il poeta si sente condannato ad una condizione di precarietà.In questi versi racconta l'ansia della sua vita, il suo vagar alla ricerca della serenità.Il linguaggio adottato è limpido, i periodi brevi e concisi. Il metro usato è composto prevalentemente da endecasillabi e settenari. "Gabbiani" è tratto da "Poesie", del 1942








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