Alessio è un caparbio militante dell’anarchia, della poesia e dell’assurda fede nella possibilità di cambiare questo mondo. Anche con la musica. Molto immodestamente si ritiene così rivoluzionario da tentare di cambiare anche se stesso. Persino con le parole. Basta vedere come brutalizza la sua chitarra da capire a primo colpo che è un violento
Alessio Lega è entrato a far parte della storia della canzone: viene regolarmente inserito in ogni dizionario dai grandi editori (Garzanti, Giunti, Rizzoli), Gianni Mura lo cita su Repubblica fra i 100 nomi dell’anno, ha vinto i riconoscimenti più ambiti (Targa Tenco, Premio Lunezia, ecc…), le sue canzoni sono inserite in antologie, libri, dvd.
Eppure Alessio non rinuncia al suo nobile donchisciottismo che lo vede svolgere una routine di impiego kafkiano, con cui si paga il “lusso” di cantare dove gli piace, piuttosto che dove “si deve” e di continuare ad andare in giro a tentare di cambiare se stesso e il mondo con le canzoni di cui fa l’autore, l’interprete e lo storico.
Nato a Lecce nel 1972 è migrato a Milano all’inizio degli anni 90, iniziando un’intensa attività concertistica che, distante dai circuiti del mercato, privilegia le piazze, i centri sociali, i circoli culturali. Tra i suoi maestri dichiarati, oltre a Ferré, Brel e Brassens c’è Fabrizio de André, cui dedica la canzone I funerali del pirata.
Nel 2004, Alessio Lega vince la Targa Tenco per l’opera prima con l’album Resistenza e amore. Il suo secondo disco, Sotto il pavé la spiaggia (2006), contiene versioni italiane di canzoni francofone. Zollette (2007) è un album registrato dal vivo per il mercato equo-solidale, con un omaggio alla memoria del giornalista Enzo Baldoni, ucciso in Iraq.
Del 2008 è l’EP E ti chiamaron matta di Gianni Nebbiosi reincisione integrale di un piccolo capolavoro degli anni ’70 sul disagio mentale. In uscita in questi giorni per Stampalternativa anche un libro/CD che raccoglie i suoi interventi e altre versioni di cantautori francofoni, ispanici e slavi..
Alessio è nato a Lecce il 26 settembre del 1972 Ha iniziato a scrivere canzoni nel 1985 esordendo in pubblico come nel 1988. In quegli anni la sua prima (pre)occupazione era il fumetto, per studiare (e tentare di praticare) il quale sbarcava a Milano nel 1990.
Dal 1997 è ormai un impiegatuccio kafkiano, un fumettaro pentito (anche se non fa i nomi degli altri!), ma un cantautore impenitente che si esibisce nei centri sociali climaticamente freddi e moralmente caldissimi, nei bei teatri comodi, nelle rassegne all’aperto, in piazza, davanti alle fabbriche occupate, e… insomma dovunque ce lo vogliano. Da allora ha cantato in un sacco di città Italiane (Roma, Torino, Bologna, Modena, Padova, Verona, Lecce, Parma, Frosinone, Mantova, ecc…) o quasi (S.Marino, Lugano, … beh, insomma mi vergognavo un po’ a chiamarle “estero”!) e soprattutto nei più sperduti paesi di nord, centro e sud. Si è trovato davanti a poche decine di persone, però qualche volta anche davanti a tante … e una davanti a diecimila! (…sopravvivendo – pare – sia lui, sia i diecimila!).
Si è trovato spesso e volentieri a dividere il palco con molti suoi colleghi (alcuni dei quali erano per lui dei miti) quali Marco Ongaro, Max Manfredi, i Gang, Gualtiero Bertelli, Luigi Grechi, Lorenzo Riccardi. Collabora attivamente e continuamente con la cantautrice Isa e coi Mariposa; con la prima ha in corso di preparazione un disco tematico sulla migrazione “Avventure di Carta”, con i secondi ha inciso un intero disco “Resistenza e amore” di prossima uscita.
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