martedì, gennaio 16, 2007

Sergei Vasilyevich Rachmaninoff

L'ultimo dei romantici: con questa semplice espressione si può forse riassumere la personalità del compositore russo, musicista sensibile sopravvissuto agli sconvolgimenti armonici del primo Novecento; artista rimasto legato in un certo senso al mondo del passato è riuscito però a rinnovarlo e ad innervarlo di nuovi sapori come nessuno prima di lui.
Creatore di atmosfere indimenticabili, di struggente e melanconica cantabilità, Sergei Vasilyevich Rachmaninoff (ma nella traslitterazione dal cirillico il suo cognome si può tradurre anche come Rachmaninov), nasce il giorno 1 aprile 1873.
Viene al mondo nella proprietà della famiglia numerosa, in Oneg, nella campagna di Novgorod. Oltre ai genitori (Lubov Boutakov e Vasily Rachmaninoff, un ex-ufficiale dell'esercito russo), aveva anche due sorelle più grandi, Elena e Sophia, e un fratello maggiore, Vladimir.
La musica è parte della tradizione di famiglia: sia il padre che il nonno di Rachmaninoff avevano suonato il piano. Alexander Siloti, il cugino del futuro compositore, era già un pianista famoso e stava diventando molto conosciuto proprio nel periodo in cui nasce Sergei. All'età di sei anni l'artista in erba segue la sua prima lezione di piano con Anna Ornatsky, insegnante del conservatorio di San Pietroburgo.
A questo proposito è bene ricordare che Rachmaninoff è stato anche un enorme virtuoso del suo strumento. Ci rimangono alcune sue incisioni di suoi pezzi o di composizioni di compositori del passato (su tutti: Chopin), che dimostrano un geniale approccio allo strumento e una visionaria tempra d'interprete. La stessa Ornatsky, impressionata dalla naturale abilità del piccolo, lo raccomanda per una borsa di studio al conservatorio di San Pietroburgo nel 1881. Dall'età di nove anni inizia formalmente le lezioni al conservatorio, poi diventate l'interesse principale, oltre ai giochi con gli amici (marinava addirittura la scuola, con grave nocumento del rendimento). Suo padre intanto disperde tutto il patrimonio della famiglia lasciando Lubov e i bambini quasi in miseria.
Senza soldi e con la minaccia che il figlio potesse essere espulso dal conservatorio, Lubov chiede aiuto ad Alexander Siloti. Si decide così che Sergei avrebbe continuato a studiare grazie al mecenate, ma questa volta al conservatorio di Mosca, dove diviene allievo di Nikolai Zverev. Questi era conosciuto come rigido didatta e i suoi duri piani giornalieri resero in poco tempo il giovane Rachmaninoff calmo e disciplinato. Le dure serate musicali alle quali partecipano molti dei musicisti russi sono combinate con l'inflessibile regime vigente in Russia.
Ma c'è ben altro per cui il musicista dovette esser grato a Zverev: presso il suo salotto ebbe infatti modo di conoscere Chaikovsky con cui Rachmaninoff strinse subito una forte amicizia e che ebbe un'influenza importantissima sui suoi anni giovanili. Sotto le direttive di Sergei Taneyev e Anton Arensky (altri due validi compositori, oggi ingiustamente dimenticati malgrado le ottime pagine presenti nel loro catalogo), si perfeziona nel contrappunto e nell'armonia, iniziando fra l'altro a scrivere composizioni personali. Di queste le migliori sono il "tone poem" Prince Rostslav e il suo Primo Concerto per Pianoforte, che già mette in luce alcune sue caratteristiche (fra tutte, come detto, un forte senso melodico). In questo periodo, vedono la luce anche alcuni pezzi per pianoforte e alcune canzoni.
Ben presto il comporre diviene una vera e propria necessità. Questo aspetto inedito della sua personalità non piace a Zverev, convinto che sia solo uno spreco del suo talento alla tastiera. I due non giungeranno mai ad un accordo e così Rachmaninoff si trasferisce nella classe di suo cugino, il benemerito Alexander Siloti. Ma Sergei scalpita: chiede di fare il suo esame finale anticipando di un anno, in modo da uscire in fretta dall'ambiente forse un po' asfittico del Conservatorio. Nel 1891 sbalordisce la commissione d'esame con alcune magistrali esecuzioni, che lo laurea a pieni voti. Sempre più assorbito dalla composizione va avanti a studiare teoria musicale all'interno di quella prestigiosa istituzione. Per il diploma di composizione porta "Aleko", la sua unica opera lirica, scritta in quindici giorni e acclamata dalla giuria. L'opera ottiene anche la Great Gold Medal. Nello stesso periodo compone anche il celebre Preludio in Do Diesis Minore, brano pianistico a cui il suo nome è tuttora legato in modo indissolubile. Ormai per il giovane musicista è ora di fare il grande passo verso il professionismo. Conosce Karl Gutheil, editore in cerca di nuove composizioni che compra una manciata di sue composizioni, inclusa "Aleko" e il Preludio.
Il successo commerciale è entusiasmante: Rachmaninoff può cominciare a toccare con mano i frutti del suo lavoro. Gutheil rimase l'editore di Rachmaninoff fino alla morte, avvenuta nel 1943. Verso la fine dell'Ottocento la fama di questo musicista russo dall'invenzione melodica sopraffina si espande in tutto il mondo, attraendo l'attenzione non solo del pubblico ma anche, di conseguenza, quello dei giornalisti. Uno di questi in particolare, il critico e compositore francese Cesar Cui, un giorno fa visita alla dacia di Rachmaninoff a Ivanokva e compone sotto i suoi occhi una breve melodia: chiede un parere all'esterrefatto Rachmaninoff il quale, senza troppi complimenti, risponde con un secco 'no'. La decisione di non illudere Cui si risolve purtroppo in continui e duri attacchi critici nei confronti delle performance di Rachmaninoff. Nel gennaio 1895 inizia a pensare al suo primo lavoro orchestrale, la Prima Sinfonia.
La composizione dell'opera richiederà otto mesi di duro lavoro e verrà eseguita prima assoluta a San Pietroburgo, cinque giorni prima del ventiquattresimo compleanno di Rachmaninoff. Il concerto si risolve in un vero disastro, la composizione viene accolta malissimo, ferendo il giovane Sergei nel profondo. Esce da questa esperienza semplicemente distrutto. Colpa della dèbacle è forse anche da attribuire all'illustre Glazunov, il direttore d'orchestra di quella Prima. Pare infatti che quella sera fosse ubriaco, tanto che a fine concerto Sergei andò in camerino e disse "Sono sorpreso che un uomo di un così grande talento possa condurre così male". La cosa non sorprende se pensiamo che Glazunov era un uomo che nascondeva bottiglie di liquore dietro alla cattedra durante le lezioni al conservatorio, bevendole di nascosto attraverso una cannuccia (notizie che arrivano da Shostakovich, il quale ebbe la ventura di essere un suo allievo). Di fatto quei fischi gettano Rachmaninoff nella più cupa depressione. Non sembra in grado di riprendersi e gli anni seguenti vedono un preoccupante inaridirsi della vena creativa. Tuttavia l'attività musicale rimane sempre ai massimi livelli. Ottenuta una posizione importante in un teatro privato di Mosca, conduce rappresentazioni di Gluck, Serov, della "Carmen" di Bizet e della "dama di Picche" del suo idolo, Chaikovsky.
Il suo talento come conduttore è riconosciuto da tutti, anche se in Occidente il suo nome è poco conosciuto. Come direttore d'orchestra fa la sua prima comparsa a Londra nel 1899, dove esegue per l'occasione il suo stupendo poema sinfonico "The Rock", concedendo alcuni bis al pianoforte: suona il suo Preludio in do diesis e la commovente "Elegia". Questi nuovi successi e l'aiuto degli amici che lo circondano donano nuova energia al compositore; qualcuno afferma che Rachmaninoff in quel periodo si sottoponesse anche a sedute di ipnosi per riconquistare la fiducia in se stesso. Più deciso di prima riprene a comporre. Scrive gli abbozzi per il Secondo Concerto per pianoforte, che completerà nell'Ottobre del 1901.
Si tratta di un capolavoro, anche se è musica per certi versi fuori dalle temperie culturali che agitavano le menti artistiche più all'avanguardia (basti pensare che in quegli stessi anni operava in Francia un certo Debussy). Scrive più musica in questo periodo che quanta ne avrebbe scritta durante tutto il resto della sua vita. Mette su cartta la Seconda Sinfonia, il Terzo Concerto (un vero sesto grado del virtuosismo), e parti del Quarto, due opere, "Il cavaliere avaro" e "Francesca da Rimini", le maggiori opere vocali (inclusi "The Bells e the All-night Vigil"), le sonate per piano, il ripensamento del suo Preludio per piano e oltre settanta lieder. Tutte opere accolte con calore, soprattutto in Occidente e negli Stati Uniti, dove riesce a crearsi un nome anche come strumentista.
Questo successo occidentale si riflette positivamente anche sulla sua carriera in Russia, dove ben presto diventa uno dei compositori più stimati. Dopo la rivoluzione d'Ottobre del 1917 Rachmaninoff comincia a trovare insopportabile l'atmosfera che si respira in Russia; ciò lo spinge a lasciare la sua amata terra. Virtualmente senza danaro e con la consapevolezza che la proprietà della sua famiglia è stata demolita dai rivoluzionari, decide con la famiglia di lasciare i tumulti di Russia. Con un repertorio che consisteva delle composizioni proprie e alcune di Chopin, Liszt e Chaikovsky, accetta offerte per esibirsi un po' in tutto il mondo (anche se il suo terreno d'elezione, in questo, furono sempre gli Stati Uniti). Passò così i successivi 25 anni studiando per ampliare il repertorio e vivendo la vita del pianista internazionale, con l'involontario ma deleterio risultato di poter comporre sempre meno. Oggi la sua produzione è finalmente riconosciuta per il suo valore, anche se sono ancora tante le opere di questo eccelso musicista che meriterebbero di venir divulgate. Sergei Rachmaninoff muore a Beverly Hills il 28 marzo 1943.
Il brano che pubblico, "Il volo del calabrone", è una versione riarangiata in chiave jazz da McFerrin di cui ho pubblicato recendione e due brani.


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