lunedì, gennaio 08, 2007

Ex Carcere di Pescia

Questo è il carcere di Pescia, costruito e mai utilizzato, in tempi di indulto, di sovraffollamento delle carceri vedere una struttura, certo per "pochi intimi" inutilizzata a mio avviso è scandaloso. L'unico utilizzo che ha avuto è quello di ospitare le riprese del film L'aria Salata, produzione italiana, nelle sale in questi giorni.

Un film di Alessandro Angelini. Con Giorgio Pasotti, Giorgio Colangeli, Michela Cescon, Katy Louise Saunders, Sergio Solli, Paolo De Vita, Paolo Pierobon. Genere Drammatico, colore, 85 minuti. Produzione Italia 2006.
C'è un nuovo regista in città. Si chiama Alessandro Angelini, ha un bel curriculum di aiuto-regista (soprattutto con Moretti e Calopresti) ma non avrebbe mai potuto girare un esordio come L'aria salata se nel suo passato non ci fosse un'esperienza di volontariato nel carcere di Rebibbia. Il che dimostra due cose: che per fare i registi conoscere la vita può non essere indispensabile, ma sicuramente aiuta; e che nel Dna del cinema italiano si nasconde sempre quella parolina, «realtà», che ci ha fatto grandi dal neorealismo in poi. Lo confermeranno altri film dei quali parleremo nei prossimi giorni (A casa nostra di Francesca Comencini, La strada di Levi di Davide Ferrario, Rosso come il cielo di Cristiano Bortone) e lo conferma in pieno L'aria salata, film piccolo nella misura (87 minuti) e nel budget ma grande nel raccontarci la verità di due personaggi che sembrano usciti dalla vita. Grazie anche a due attori, Giorgio Colangeli e Giorgio Pasotti, aldilà di ogni elogio.Il film inizia con un uomo su un traghetto. Parla con un bambino che sta disegnando. Lo rimprovera perché ha fatto il prato tutto verde: «Un prato è anche nero, se lo guardi con la faccia per terra». Al bambino cade una matita, l'uomo si china per raccoglierla e vediamo che ha le manette ai polsi. «Hai fatto qualcosa?», chiede il bambino. «Sì, una cosa brutta, tanti anni fa. L'uomo si chiama Luigi Sparti e sta scontando 30 anni per omicidio. Lo stanno trasferendo a un nuovo carcere, dove viene preso in cura da Fabio, un educatore che si occupa dell'assistenza psicologica ai detenuti. Al primo incontro gli chiede come si chiama. E quando quello, con tono un po' arrogante, gli risponde «Sparti Luigi» Fabio cambia colore e scappa. Fa un controllo, e scopre una cosa... Ci fermiamo qui. Avete capito che Fabio sa qualcosa di quell'assassino, ma preferiamo che lo scopriate al cinema. Sappiate solo che fra il giovane e l'anziano inizia un rapporto feroce, in cui la volontà reciproca di farsi del bene dovrà combattere contro decenni di odio e di pregiudizi. L'aria salata è un mélo carcerarlo semplice, secco, girato con stile nervoso, con un'aderenza degli attori ai personaggi che fa passare in secondo piano qualche zeppa di sceneggiatura. Pasotti si conferma un giovane attore sensibile (lo vedremo presto nel nuovo film di Monicelli, Le rose del deserto) ma è Colangeli, attivo in teatro e in tv ma poco visto al cinema, la straordinaria rivelazione del film. L'aria salata, che ieri pomeriggio ha avuto 10 minuti di applausi e una standing ovation, esce per 01 all'inizio del 2007: segnatevi il titolo e non perdetelo.
Da L'Unità, 18 ottobre 2006

Facendo l'assistente volontario nel carcere, questo film dovrò vederlo sicuramente anche perchè il cinema italiano, per contenuti e regia, merita rispetto.

Tornando al Carcere di Pescia. Entrare qua, mi ha messo una certa angoscia, il carcere come lo conosco io, è un altro mondo, un non mondo, dove il tempo è scandito da meticolose quotidianità. Vedere questo, desolatamente vuoto, anche se per finzione hanno ricreato l'atmosfera di una cella, mi ha fatto sentire i rumori dei chancelli che si chiudono, l'appelli delle guardie, l'ora d'aria. Il via vai degli operatori.





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