martedì, dicembre 08, 2009


Volterra

Logge Palazzo Pretorio

dal 20 al 31 dicembre 2009

tutti i giorni orario 16-20

Vernisage domenica 20 dicembre ore 16

Priezione del video

Nannetticus Meccanicus Santo della cellula fotoelettrica
di Giacomo Saviozzi



Comune di Volterra

Mirabilarte

G.I.A.N Gruppo fotografico


presentano


Il Pittore Endza Babakhanyan ( www.endza.com) e il Fotografo Giacomo Saviozzi.

(http://andy-capp.bospot.com)


Endza Babakhanyan, nasce nel 1968 a Etchmiadzin, in Armenia. Giacomo Saviozzi nasce a Lucca nel 1975. Espongono in una mostra dove i colori vividi e il Bianco e Nero si mescolano.

Le figure umane di Endza Babakhanyan che ricordano i personaggi di Modì, tele dall’intensa cromaticità dove la cultura della sua terra l’Armenia, dei luoghi che ha vissuto e visitato, come la Giordania, Istraele, Italia, si fondono per ridare mondi fantastici ma allo stesso tempo malinconici che hanno caratterizzato la sofferenza e la povertà vissute da bambino,

il Bianco e Nero, forte, intenso, graffiante di Giacomo Saviozzi, s’incontrano tra scambio di culture, d’idee, mondi e generazioni, paesi e religioni.

Due modi di fare “arte” che dialogano tra loro alla ricerca di un filo conduttore: la “follia”, “L’altro”.

Scavano all’interno dell’essere umano alla ricerca del perché delle cose. Ecco così che le figure colorate e vivide dei “Vecchi bevitori sconosciuti”, dei ritratti dei genitori, ragazze dello sguardo impenetrabile si incontrano con “l’Ultimo ospite”, con la “Bambina” che “abitano” i luoghi dell’emarginazione.

Colori che s’incontrano per un alchimia di riflessione con le figure dai forti contrasti, dei luoghi oscuri della mente umana.


Nannetticus Meccanicus Santo della cellula fotoelettrica

La prima volta che vidi l’opera di Nannetti Oreste Fernando (N.O.F.4) pensai allo stravagante “passatempo” di un malato di mente. Perché così mi fu presentato il graffito.

Mentre guardavo quei muri screpolati che piano scompaiono aggrediti dall’incuria e dal tempo m’accorsi che non era così, che sopra, inciso con la sola fibbia del panciotto della divisa da “matto” c’èra scritto un libro. Un libro lungo quasi 180 metri e alto mediamente 160cm.

Nannetti aveva inciso delle pagine rettangolari dove scriveva di se: “Nannettaicus meccanicus santo della cellula fotoelettrica” oppure si descriveva in modo perentorio: “Moro spinaceo castano, alto 1,65 secco bocca stretta fratellastro” un linguaggio ibrido, tra il burocratese e il segnaletico da schedario. “Sfogliando” le pagine del suo libro, costruito con un linguaggio fatto di simboli, icone, inventando un codice complesso a volerlo decifrare con una metodologia rigorosa ma così chiaro, rivelatorio se affrontato empaticamente, a pelle, ci accorgiamo che non siamo di fronte soltanto a un malato isolato dalla società, confinato. Ci troviamo piuttosto di fronte un incisore, un artista, che attraverso la sua “partitura” ha ripercorso la storia del linguaggio umano, del segno generativo, della struttura sintattica e l’elaborazione concettuale. Il graffito sembra rispondere a una progettualità precisa, interattiva, protraibile .

Leggendo “il grafico metrico della mortalità ospedaliera” inciso con forza sul muro si legge che il 50% dei decessi dentro quelle mura è: “ per odii e rancori personali provocati o trasmessi” si è così catapultati dalla dimensione onirica e fantastica di “onde gamma, alimentazione a raggi magnetici” e di notizie “ che paiono strane ma che sono vere” alla voglia di comunicare che ha guidato per 12 anni la mano di un poeta, di un artista di un uomo negato.

Il Dvd nato da un idea condivisa con Marco Marsili vuole essere un operazione artistica dove mettere in relazione con l’uso della fotografia i “deliri visivi” quattro personaggi che vogliono essere l’alterego dell’ “artista incisore” Nannetti Oreste Ferdinando.

Giacomo Saviozzi